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La morte di Enrico Lombardo a Spadafora, i genitori: "Non archiviate il caso"

I suoi familiari hanno depositato una opposizione alla richiesta avanzata dalla Procura

Non vogliono l’archiviazione del caso i familiari del 42enne Enrico Lombardo, morto a Spadafora il 27 ottobre del 2019 durante fasi molto concitate intorno alle due del mattino, sotto casa della moglie, dopo essere stato immobilizzato da alcuni carabinieri, mentre era in forte stato d’agitazione.

E dopo la richiesta d’archiviazione depositata nei giorni scorsi dalla Procura dopo la conclusione delle indagini sul caso, i parenti vanno al contrattacco. L’avvocato Piero Pollicino, che li assiste, ha presentato ieri all’Ufficio gip per loro conto un atto di opposizione alla richiesta di archiviazione, che è corredato da una serie di allegati, comprese alcune registrazioni audio di testimoni del fatto che sono state effettuate dalla moglie e poi fatte trascrivere da un perito.

E in un passaggio dell’atto d’opposizione l’avvocato Pollicino è molto netto, perché scrive che «... dalla lettura delle predette trascrizioni emergono dei particolari che contrastano con le risultanze investigative ed in particolare può affermarsi che, al Lombardo sono stati inferti numerosi colpi, anche quando il malcapitato era già ammanettato e disteso in terra». Quindi una versione completamente contrastante con le conclusioni della Procura, che nelle settimane scorse, dopo le indagini e l’esito dell’autopsia, aveva escluso qualsiasi responsabilità su militari e sanitari che erano intervenuti quella notte.

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