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Inchiesta sui brogli, tante le campagne elettorali nel mirino: Messina, Alì Terme, Roccalumera

I retroscena dell’inchiesta che è stata chiusa di recente dalla Procura di Messina con 14 indagati

C’era molto di più. Almeno all’inizio di questa storia di mazzette e posti di lavoro in cambio di voti venuta a galla per le elezioni regionali del 2017 all’Ars con l’inchiesta della Procura di Messina. Basti pensare che gli ipotetici indagati iniziali segnalati dalla Dia alla Procura erano ben sessanta. C’era molto di più perché in quei mesi e in quelli a venire gli uomini della Dia di Messina attraverso il monitoraggio dei due personaggi principali dell’inchiesta, i «captatori di voto», ovvero da un lato l’ex consigliere provinciale Carlo “Roberto” Cerreti e il messinese molto di casa nella zona ionica Davide Lo Turco, controllarono parecchi accordi elettorali anche per altre campagne fino al 2018, come quelle della corsa a sindaco nei comuni di Messina, Alì Terme, Roccalumera e anche Fondachelli Fantina. E il quadro che ne emerse fu desolante, sintetizzato dagli uomini della Dia di Messina nella loro informativa finale.

Scrissero tra l’altro gli investigatori antimafia: «Si è, infatti, avuto modo di riscontrare richieste di voto dietro favoritismi che vanno dalla nomina a rappresentati di lista di dipendenti pubblici al fine di consentirgli la fruizione di permessi compensativi, passando per le “classiche” assunzioni, fino all’erogazione di denaro, in taluni casi dissimulato quale compenso per l’espletamento per servizi elettorali. Ed è ritenuto talmente importante il conseguimento dell’elezione, che alcuni candidati non hanno esitato ad acquisire a tassi di usura i fondi poi distribuiti verso determinati “captatori” di voto. Dunque, una ricerca di consenso fondata sulla dazione o promesse di utilità ai singoli elettori (sovente bisognosi e, dunque ben disposti ad accettare quanto proposto) e non in virtù di programmi finalizzati al conseguimento del benessere della collettività e dell’interesse pubblico, circostanza che questa P.G. ritiene ancora più grave considerato il contesto territoriale di riferimento, caratterizzato da ampie sacche di disagio sociale e gravi deficit nell’erogazione dei servizi pubblici essenziali. Rimane una amara considerazione, quella che tutte le azioni poste in essere dai denunciati violano palesemente i principi democratici di libertà, buon andamento della cosa pubblica e dei servizi per la collettività; l’unico dato emergente è la corsa ad occupare posti di “potere” da parte di persone che improntano comune nella piena illegalitá».

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