Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Messina, spaccio di droga a Giostra: scarcerato Angelo Arrigo. Altri tre indagati rimessi in libertà

Cambia il quadro delle esigenze cautelari per uno dei presunti reggenti di uno dei due gruppi dediti al narcotraffico attivi a Giostra smantellati dalla recente inchiesta della Dda e della Squadra mobile denominata “Market place”.

Il Tribunale del riesame di Messina ha annullato l’ordinanza con la quale il gip Tiziana Leanza aveva disposto la custodia cautelare in carcere per 26 persone, tra cui Angelo Arrigo, messinese di 32 anni. Gli era stato contestato di essere al vertice di un’associazione a delinquere dedita allo spaccio di stupefacenti nel quartiere di “Giostra”. A seguito dell’accoglimento dell’istanza di riesame proposta dagli avvocati Giuseppe Lipera, del Foro di Catania, e Salvatore Silvestro, del Foro di Messina, difensori di Arrigo, il Tribunale della libertà ha disposto l’immediata scarcerazione dell’indagato, rimesso in libertà. I suoi difensori si dichiarano estremamente soddisfatti del provvedimento adottato dal Tribunale nei confronti del loro assistito. Il Riesame ha rimesso in libertà anche Antonio Ardizzone, che si trovava dietro le sbarre, Maria Barbera (che era agli arresti domiciliari) e Beatrice Rossano (anche lei ai domiciliari).

Il blitz dell’operazione “Market place” è scattato all’alba del 4 maggio scorso ed è sfociato nell’esecuzione di 52 misure cautelari e nel sequestro di beni mobili, immobili e altre utilità economiche. Disarticolata un’ampia e pericolosissima struttura delinquenziale, formata da più cellule, dedita allo smercio di sostanze stupefacenti e per lo più operante nel quartiere popolare di Giostra. Esito di approfondimenti svolti a seguito dell’agguato avvenuto il 25 gennaio 2017 ai danni di due uomini, padre e figlio, i quali furono raggiunti da qualcuno che, a bordo di uno scooter, esplose al loro indirizzo dei colpi di arma da fuoco per poi dileguarsi. I colpi, sparati con un fucile, raggiunsero i due uomini, ferendoli agli arti inferiori. Giorni dopo, nella stessa zona, incendiata una Smart in uso al figlio, mentre pochi mesi prima, nel settembre del 2016, un parente dei due uomini, era rimasto vittima di un attentato analogo. Gli episodi sembravano tra loro collegati e sono divenuti oggetto di approfondimento da parte dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia messinese e degli investigatori della Squadra mobile.

Caricamento commenti

Commenta la notizia