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Falcone, il sindaco Paratore e la “triplice veste”

I retroscena dell’inchiesta della Procura di Patti che ha provocato un vero terremoto giudiziario al Comune di Falcone. Il gip Aliquò: ogni delibera la firmava due volte, una in qualità di primo cittadino e l’altra come responsabile dell’Area tecnica, poi s’è anche auto-nominato Responsabile unico del procedimento

Carmelo Paratore

Quando si trattava di appalti il sindaco di Falcone Carmelo Paratore, che ieri dopo l’inchiesta a suo carico è stato sospeso dalla carica dal prefetto di Messina Cosima Di Stani, diventava addirittura “uno e trino”. Perché una stessa delibera la firmava più volte in ruoli diversi. Quello che viene fuori dall’inchiesta della Procura di Patti che ha “travolto” il suo comune con una serie di provvedimenti giudiziari, è insomma una sorta di sindaco-despota-accentratore che «pilota, guida, prevarica» i suoi dipendenti a seconda dei casi, che ironizzava nel suo ufficio avendo la quasi certezza d’essere intercettato o addirittura forniva istruzioni ai collaboratori che dovevano essere interrogati dai carabinieri, una volta che l’inchiesta sulla gestione comunale degli appalti si era “rivelata” ed era nella prima fase. E nel racconto del gip di Patti Eugenio Aliquò c’è tutto, nella sua ordinanza di custodia che sembra quasi un libro della mala gestio.

La «triplice veste» Quando parla di una tra le tante carte amministrative esaminate il gip Aliquò scrive: «... tale proposta di delibera è significativamente firmata due volte dal Paratore: una in qualità di proponente/sindaco, l’altra in qualità di responsabile dell’Area tecnica. Si sottolinea inoltre che il Paratore oltre ad essere sindaco e quindi vertice dell’Amministrazione, oltre a ricoprire funzionalmente anche il ruolo di capo dell’Ufficio tecnico, ha fin da subito (cioè fin dall’avvio delle procedure, nel 2016) investito sé stesso della funzione di Responsabile unico del procedimento. Egli quindi, in questa triplice veste, si pone quale unico e solo portatore dell’interesse pubblico rispetto alle tre gare sopra indicate, relative al “ripascimento” dell'area costiera, al torrente Feliciotto e alla frazione di S. Anna. In tal modo il Paratore violava palesemente un principio cardine di buona amministrazione: quello di distinzione, nell’ente comunale, tra le funzioni di indirizzo e controllo da un lato, e quelle di attuazione e gestione dall'altro».

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