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Messina, presi in giro e narcotizzati

Lo stretto di Messina

Era un’occasione unica, questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, e la si sta sprecando. Inutile indorare la pillola, si sta sbagliando la visione strategica, tutto il resto viene da sé. Non è spirito di campanilismo sostenere che l’Area dello Stretto avrebbe dovuto essere messa in cima alle priorità del Paese. E non perché i messinesi o i reggini debbano essere trattati meglio che i potentini o i foggiani o gli abitanti di Frattamaggiore, ma perché è qui, tra le due sponde di questo mare, che sta in piedi, o crolla, tutto il sistema delle connessioni tra regioni e territori. È qui il vuoto da colmare, il passaggio senza il quale non c’è Alta velocità e Alta capacità ferroviaria che tenga, a meno che Draghi non sia capace, con il suo governo dei “migliori”, di mettere le ali ai treni e alle navi. Quel vuoto non viene colmato e il Pnrr suona come una beffa atroce per Messina e tutta l’Area dello Stretto.
C’era bisogno del Recovery per elettrificare le stazioni e per potenziare la flotta navale delle Ferrovie di una o due unità un po’ più rapide ed ecologiche? C’era bisogno di questo “Piano Marshall” degli anni Duemila per portare avanti progetti di cui si va discutendo da decenni, come il passaggio dal binario unico al doppio binario in Sicilia? C’era bisogno del Recovery per realizzare qualche asilo nido in più e portare nei villaggi la banda larga? C’era bisogno del Recovery per inventarsi qualche ciclovia?
Dov’è la legittima rabbia dei messinesi e dei siciliani? Tutti, tranne qualche eccezione, allineati e coperti a propagandare gli effetti degli stanziamenti al Sud, che sono molto meno di quanto l’Europa stessa chiedeva, indicando i criteri sulla base dei quali è avvenuta la ripartizione delle somme tra gli Stati. Bisognava fare scelte di carattere epocale. E invece si è imboccata una strada che, alla fine, anziché ridurre, amplierà ulteriormente il divario tra il Centro-Nord e forse non tutto il Sud, ma una parte sì, strategicamente la più importante, la nave ammiraglia dell’Italia nel Mediterraneo: l’Area dello Stretto e questa disgraziata terra abitata da cinque milioni di siciliani illusi e narcotizzati.

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