La Family Card non basta. C’è una sempre crescente “nuova povertà”, in città, figlia di una pandemia che ormai da un anno è tema centrale di una quotidianità stravolta. Ed è una povertà non sempre “certificata” da elenchi ufficiali, documenti, Isee e quant’altro e quindi spesso priva degli aiuti pubblici. Un sommerso – sempre meno sommerso – di cui si occupano soprattutto le associazioni del Terzo settore, che però adesso hanno bisogno d’aiuto e lo hanno chiesto ufficialmente, ormai più di un mese fa, con una lettera inviata al sindaco De Luca. A firmarla Andrea Nucita (Comunità di Sant’Egidio), Antonino Basile (Caritas), Antonio Chimicata (Croce Rossa) e Francesco Certo (Terra di Gesù Onlus).
«Dall’inizio della pandemia – scrivono – molte organizzazioni del terzo settore hanno risposto prontamente alle necessità della popolazione, cresciute proprio a causa delle conseguenze economiche e sociali della pandemia. Nei mesi scorsi le richieste di aiuto sono state molte ed articolate: dagli anziani che, timorosi di uscire, non erano in grado di fare la spesa a domicilio e ci hanno chiesto di intervenire, alle famiglie con un lavoro precario che, all’improvviso, hanno visto dissolversi una pur incerta fonte di reddito, ai senza dimora che si sono trovati ancora più isolati; a chi, anche avendo un impiego, ha dovuto fronteggiare il ritardo nell’erogazione della cassa integrazione o dello stipendio.
Fino ad altre complesse situazioni, dove a causa della pandemia, si è reso necessario interrompere ogni attività, come per i lavoratori del circo Orfei». Un quadro drammatico, di fronte al quale, evidenziano le associazioni, «la nostra azione non è venuta meno, riscontrando anzi un impegno crescente». Una risposta «resa possibile esclusivamente grazie alle donazioni di privati e all’impegno costante dei volontari che, in un momento complesso per tutti, non hanno anteposto le proprie difficoltà alle necessità di tanti loro concittadini, dedicandovi tempo ed energie».
Nonostante la Family Card, «nella nostra attività di ascolto abbiamo riscontrato numerose criticità». Soprattutto quelle di chi non può accedere agli aiuti “ufficiali”, «a causa di criteri di eleggibilità e che pur tuttavia continuano a non avere fonti sufficienti di reddito».
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