I giorni di tempo per decidere le sorti del direttore generale dell’Asp, Paolo La Paglia, erano sessanta. Ma alla fine tutto si giocherà sul filo di poche ore e soprattutto sul campo della politica. In particolare, nella “metà campo” del centrodestra siciliano. La procedura di revoca dall’incarico di La Paglia, infatti, è approdata solo ieri in commissione Sanità all’Ars, chiamata ad un parere obbligatorio ma non vincolante, a pochi giorni dalla scadenza dei due mesi di sospensione, che si concluderanno lunedì 19. Ma la seduta di ieri, chiamata ad esaminare centinaia di pagine di documentazione, si è conclusa con un nulla di fatto: tutto rinviato a martedì (un giorno dopo il teorico reintegro), perché la questione – hanno sostenuto soprattutto Forza Italia e Movimento 5 Stelle – merita approfondimenti. In realtà, come detto, di mezzo c’è una partita squisitamente politica. Anche ieri, così come avvenuto il giorno prima quando in commissione si discuteva di zone rosse, non si è presentato il presidente della Regione, nonché assessore ad interim alla Salute, Nello Musumeci. Unico “ospite”, il plenipotenziario dirigente generale Mario La Rocca. Ma la vera frattura è all’interno della maggioranza, con una frangia – di cui fa parte Pino Galluzzo –, intenzionata a votare subito favorevolmente alla rimozione di La Paglia, ed un’altra – tra i più accesi rappresentanti c’è il forzista Tommaso Calderone – più attendista, ma orientata su altri fronti.
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