“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, ma l’indifferenza dei buoni” recitava, alla fine degli anni ’60, Martin Luther King. Ed è proprio per sconfiggere l’indifferenza che, nella mattinata di oggi, l’Istituto Professionale ed il Liceo Artistico del “Renato Guttuso” di Milazzo, si sono “virtualmente” riuniti per commemorare le vittime delle Foibe. Grazie all’appoggio del dirigente scolastico, prof.ssa Delfina Guidaldi, che ha immediatamente raccolto la proposta dei docenti, gli studenti hanno partecipato ad un appassionato momento di cultura e cordoglio, in ricordo delle circa cinquemila vittime che, tra il 1943 ed il 1945, hanno pagato a caro prezzo le politiche nazionaliste italo-jugoslave.
L’evento, coordinato dalla prof.ssa Andaloro, si è aperto con l’intervento del prof. Marco Boncoddo, che ha illustrato la particolare “sistemazione” etnica delle terre che, dal 1924 al 1945, hanno segnato il confine tra Italia e Jugoslavia. Il docente, in un veloce excursus dal VII al XX secolo, ha ricostruito le varie tappe che hanno reso uniche le regioni istriane, dalmate e quarnarine. Dopo la proiezione di un breve video, dedicato alla storia di Norma Cossetto ed alle testimonianze degli esuli, è stato il prof. Andrea Noto a penetrare nei meandri dell’identità istriana. Il docente di lettere, infatti, ha letto alcune poesie di Luciana Favretto Bonfiglio, esule istriana di Umago che, dopo l’adolescenza nei campi profughi, si è realizzata come maestra elementare nella città di Messina, unitamente alla sua opera di poetessa.
Dopo l’ascolto di “Magazzino 18”, il brano di Simone Cristicchi sul deposito triestino che raccoglie le masserizie degli esuli, le prof.sse Barbara Andaloro ed Anna Arizzi hanno ripreso le fila della discussione, mettendo sotto la lente d’ingrandimento gli argomenti principali dell’incontro. Gli studenti delle classe quinte, che hanno partecipato al “raduno virtuale”, sono riusciti a compiere un ideale salto nel passato, a contatto con fiumani, istriani e dalmati, italiani obliati dall’Italia ma oggi, fortunatamente, ricordati.
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