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Stefano, uno dei morti di “amianto-coronavirus” a Messina

«Mi vaccinerò non appena sarà il mio turno ». Il richiamo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno è stato cristallino. E di fatto ha rimandato a tutte quelle categorie fragili che nella trafila della corsa alla vaccinazione, che si prevede lunga, dovrebbero avere una corsia preferenziale. E tra di loro gli ex esposti amianto. Che prima del coronavirus si spegnevano per aver inalato per lunghi anni la fibra killer sconoscendone la pericolosità fino al 1992. Anno in cui è stato messo al bando con una legge ad hoc. La situazione come sempre è stata portata alla luce della ribalta da Salvatore Nania, presidente del Comitato permanente esposti amianto e del Comitato nazionale amianto, che il 21 gennaio ha recapitato una pec a tutti gli attori coinvolti in questa emergenza: nazionali e locali. Dal ministro della Salute, Roberto Speranza, all' assessorato regionale capeggiato da Ruggero Razza. Istituto superiore della Sanità compreso. Solo per citarne alcuni. «Amianto e coronavirus si confondono perché i bersagli sono sempre i polmoni e le vie respiratorie. Proprio il 14 gennaio è morto Stefano Azzarello, ex lavoratore della Pirelli, che ha concluso la sua vita di patimenti contraendo il coranavirus in ospedale dopo che era stato ricoverato per altri motivi. E in fase di ricovero il suo tampone era risultato negativo. Insomma Stefano è morto per aver contratto il virus in ospedale e ciò risuona come una doppia beffa».

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