"Sono un mentecatto". Lo ripeteva spesso, divertito, con quel sorriso che gli illuminava il volto, quando ti incontrava nella "sua" piazza del Popolo. Corrado Lauretta è stato un "mentecatto" di grande qualità, tanto da fondare il "club dei mentecatti", uno di quei luoghi, fisici e virtuali, che a Parigi sarebbero stati inseriti tra i circuiti più fecondi di arte, cultura, giornalismo, poesia e filosofia.
E lui è stato questo, un po' poeta, un po' artista, un po' giornalista, un po' filosofo di strada. Uno che era tutte queste cose insieme e si è messo a fare il pizzaiolo, perché in cucina era un maestro e perché lì, in quel locale piccolo e fumoso, "El nagual", lui con la scusa di far pizze, faceva serali lezioni di sana follia e di umanità.
Se l'è portato via il covid, a 69 anni, anche se per lui gli anni non erano mai stati qualcosa da contare. Era lo sciamano della parola, un bravissimo cronista, per anni, sulle pagine del Giornale di Sicilia, l'autore di libri meravigliosamente incomprensibili come "Comiso ultima spiaggia", il fautore di una esistenza romanticamente libera, tanto da rinunciare al posto di giornalista professionista per seguire la sua passione di "chef" e pizzaiolo. Ha giocato sempre con la vita e con la morte e questo virus maledetto se l'è portato via ma non ha potuto strappare il suo sorriso lunatico e contagioso, il sorriso del fondatore del "club dei mentecatti"....
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