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Ritratto di Kristofer, il clochard che non rinunciava mai alla cravatta

Polacco d'origine, Kristofer era a Messina ormai da oltre un decennio, abbastanza per diventare parte della città. Prima che spostarsi alla stazione stava al Tirone. Per qualche tempo lo si poteva incontrare vicino al tabacchino di via Primo Settembre. "Si metteva lì, accanto al distributore così che, invece che chiedere l'elemosina, poteva aiutare la gente a prendere le sigarette chiedendo qualcosa in cambio"

Un uomo mite e molto riservato, della sua famiglia d'origine non parlava mai, la sua famiglia era la strada e tutti quelli che lo apprezzavano per il suo modo di fare da gentleman, per la cura e l'attenzione con cui si rivolgeva a chiunque tentasse di aiutarlo.

"Kristofer, pur tra i cenci con cui si copriva, non rinunciava mai ad indossare la cravatta. Simbolo di quell'eleganza interiore che la povertà non gli ha mai tolto". Così lo ricorda Mariella Costantino, direttrice della casa d'accoglienza Misericordia e responsabile de Il pane di tutti, progetto nato per distribuire beni di prima necessità in convenzione col banco alimentare.

Per un periodo, dopo essere stato dimesso dall'ospedale Kristofer era stato ospite della Moscati, un centro che accoglieva clochard ammalati o in fin di vita (oggi inglobato dalla Misericordia).

L'ultima volta che si sono incontrati è stata mercoledì scorso, "durante il giro on the road gli ho lasciato succhi di frutta e qualche coperta".

Polacco d'origine, Kristofer era a Messina ormai da oltre un decennio, abbastanza per diventare parte della città. Prima che spostarsi alla stazione stava al Tirone. Per qualche tempo lo si poteva incontrare vicino al tabacchino di via Primo Settembre. "Si metteva lì, accanto al distributore così che, invece che chiedere l'elemosina, poteva aiutare la gente a prendere le sigarette ricevendo qualcosa in cambio".

Finché la cirrosi epatica non ha preso il sopravvento ed è cominciato il via vai di ricoveri. "Girando per strada capitava spesso di vedere l'ambulanza vicino alla stazione, che altrettanto spesso era lì per lui", se lo ricorda bene Mariella Costantino.

Che quando stamattina passava di lì per il quotidiano servizio di distribuzione spesa, ha sentito "come un pugno allo stomaco. Lo avevano già dato per morto non so quante volte, ma vederlo lì, coperto da un lenzuolo bianco ed immaginare la sofferenza, la solitudine, il dolore... Ho sperato che, in uno dei continui ricoveri a cui era sottoposto, riuscisse almeno a morire al caldo di un letto d'ospedale".

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