In nove dentro un alloggio di 45 metri quadrati con all'orizzonte un lockdown che spaventa, ma soprattutto con il terrore di portare a casa il virus e dover fare una quarantena in macchina per non rischiare di contagiare tutti. La famiglia Mento abita in uno dei mini-alloggi alle “Case gialle” di Bordonaro dal 2008, allora erano soltanto in cinque e quella casa, infondo, poteva bastare. Ma oggi papà Andrea e mamma Eleonora hanno sette figli, il più grande ha 18 anni, la più piccola poco più di uno. Nella cucina soggiorno dormono in quattro su un divano letto, a volte per stare più larghi, si mette un materasso per terra e lì riposa uno dei fratelli. Altri due figli, i più piccoli, la notte si addormentano nel lettone della camera da letto, mentre il più grande ha a disposizione una minuscola cameretta: «Ha avuto un brutto incidente stradale che ha lasciato degli strascichi per questo non può dormire in mezzo agli altri».
I compleanni li hanno sempre festeggiati nel cortile perché a casa Mento non c'era spazio neanche per invitare alcuni compagnetti. Già qualche anno fa, quando non immaginavano neanche che una pandemia li avrebbe trincerati dentro quelle quattro mura, avevano partecipato a un bando comunale per l'assegnazione di un alloggio più grande: solo per un errore nella presentazione della domanda e per un'integrazione non concessa, non sono riusciti ad ottenerlo.
E adesso ne hanno ancora più bisogno. Adesso che sono tutti a casa, giorno e notte, senza scuola, senza poter uscire a giocare con gli amici: il rischio di un contagio in famiglia non possono proprio permetterselo. Vivono grazie a circa 700 euro di reddito di cittadinanza che, al momento, è sospeso, ma dovrebbero tornare a riceverlo a breve: «L'ultima figlia è ancora troppo piccola e non posso lasciarla - racconta Eleonora - ma appena cresce spero di poter lavorare anch'io». Ogni componente della famiglia Mento cerca di darsi da fare come può. Il secondogenito, ha 16 anni, e quando è possibile corre a fare consegne per qualche bar, appena qualche giorno fa, con quanto guadagnato, ha fatto la spesa per tutta la famiglia. La figlia più grande sta facendo un corso di formazione e spera anche lei di poter lavorare il prima possibile per aiutare i genitori.
Mamma Eleonora e papà Andrea non stanno mai fermi, perché in casa con sette figli, c'è sempre un gran da fare. Andrea lavorava per una ditta di onoranze funebri, poi nel 2018 ha perso quell'impiego e oggi, quando c'è richiesta, si arrabatta facendo il meccanico. La notte si sveglia spesso e guarda i figli che dormono sul divano quasi abbracciati: «Ogni volta mi si spezza il cuore perché per loro vorrei riuscire a fare molto di più, ma purtroppo non possiamo pagare un affitto, altrimenti li avrei già portati via, in una casa un po' più grande». In nove, dentro 45 metri quadrati, è difficile andare in bagno, è difficile studiare, fare i compiti, dormire. Ma papà Andrea e mamma Eleonora provano a non far mancare nulla ai propri figli. «Non vogliamo elemosine o corsie preferenziali - dice Andrea - solo sapere dal Comune se la nostra situazione rientra tra le emergenze abitative perché davvero così non possiamo continuare soprattutto in questo periodo, noi un contagio non possiamo proprio permettercelo. Non chiediamo una casa nuova, se ne abbiamo diritto va bene anche una da sistemare, li farò io i lavori che servono, quello che è possibile, pur di non vedere ancora i miei figli costretti a dormire in quattro su un divano letto».
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