Che l’incidente stradale nella galleria Pizzo Turda, all’apparenza “normale” – senza gravi conseguenze, cioè, se non i danni ai mezzi – rappresentasse in realtà un vero e proprio bivio, sliding door nel destino tragico di Viviana Parisi e del figlioletto Gioele, si è scritto più volte da quel maledetto 3 agosto. Ecco perché ricostruirne l’esatta dinamica è così importante per appurare una verità che certamente, purtroppo, non restituirà ai propri affetti Viviana e Gioele, né servirà ad alleviare il dolore per la loro perdita, ma metterebbe al loro posto tutti i tasselli di un dramma che continua a coinvolgere emotivamente l’Italia intera.
Quarantacinque giorni dopo l’inizio di tutto - riporta la Gazzetta del Sud in edicola -, gli interrogativi chiave della storia sono ancora tutti in gioco, al netto di intrepide uscite, in attesa di essere decifrati definitivamente.
Al dipartimento di medicina legale del Policlinico di Messina, intanto, si continua a studiare su cranio e ossa di Gioele, parallelamente con la delicata opera di ricomposizione. Il tempo, quello trascorso, è quindi un altro dei fattori determinanti.
Novanta giorni, invece, il tempo assegnato all’equipe di specialisti, nominata formalmente nella sua interezza il 25 agosto (dopo i primi incarichi ai due medici legali ed all’entomologo per l’autopsia di Viviana) per mettere nero su bianco le loro risultanze, fornendo al procuratore Angelo Cavallo gli elementi utili a chiudere l’ampio ventaglio di ipotesi rimaste sul tavolo sin dal principio. E a definire, con il supporto dell’evidenza scientifica, cosa sia realmente accaduto per scongiurare che questo si trasformi in un nuovo, ennesimo “cold case” della cronaca italiana.
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