Il problema è serio. E la sua portata sta assumendo confini sempre più ampi. C’è un dato di fatto, in base ai casi di intossicazione alimentare della scorsa settimana a Messina e alle verifiche eseguite dal personale specializzato: dopo lo stop imposto dall’emergenza epidemiologica, molti locali cittadini hanno rialzato le saracinesche e garantito un livello qualitativo ben al di sotto lo standard.
Non solo in relazione ai prodotti messi in vendita - riporta la Gazzetta del Sud in edicola - ma anche alle condizioni igienico-sanitario dei locali commerciali. La dozzina di persone che ha accusato infezioni intestinali venerdì rappresenta una spia rossa nel quadro della somministrazione di cibo e bevande.
Due bambini sono addirittura finiti in ospedale al “Papardo”, ricoverati per nausea, diarrea e vomito. Avevano consumato dolci in pasticceria, così come le altre persone con malessere. Si sospetta abbiano contratto la salmonellosi.
In uno dei ristoranti del centro sottoposti a verifiche è venuta alla luce una situazione allarmante per la salute dei consumatori: alcuni degli alimenti utilizzati per la composizione delle pietanze non rispettavano le norme sul corretto stato di conservazione e tracciabilità. Una mancanza, questa, molto frequente a giudizio del personale sanitario impegnato a girare in lungo e in largo in bar, trattorie, pub di Messina, da quanto la riapertura è stata autorizzata.
Ecco perché, anche alla luce della pianta organica ridotta in seno all’Azienda sanitaria provinciale, che non consente di effettuare controlli a tappeto, da oggi scendono in campo pure gli agenti della Sezione annona della polizia municipale.
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