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Vademecum Coronavirus a Messina, cosa si può fare da domani: negozi, domicilio e il nodo "corsetta"

A mezzanotte entra in vigore l’ennesima ordinanza che regola a Messina le azioni anti-contagio da Coronavirus. È il primo intervento di significativo alleggerimento delle misure ma soprattutto, dopo quaranta giorni di chiusure e riaperture, di decreti e ordinanze che si accavallano e si contraddicono, è un testo che allinea, come chiesto dallo Stato, il Comune alle normative statale e regionale ed elimina tutte le differenze fra Messina e il resto d'Italia.

La maggior parte delle indicazioni contenute avranno il loro effetto a partire da lunedì prossimo, cioè alla riapertura dei negozi e alla ripresa di molte attività. Ma cioè che è consentito fare domani e dopodomani è divenuto un rompicapo per molti. Si intrecciano, infatti le disposizioni locali e quelle dell’ultima ordinanza del presidente della Regione, Nello Musumeci, creando un quadro inedito anche rispetto a quanto accaduto nel periodo pasquale. Si tratta di un doppio festivo e il governatore, come regola generale, ha deciso di far chiudere al pubblico tutti i negozi con la sola eccezione di farmacie (quelle di turno) ed edicole. Tutti gli altri esercizi, compresi i supermarket, devono rimanere chiusi sia sabato che domenica.

Ma l’ordinanza regionale prevede comunque la possibilità di consegnare a domicilio, quindi a saracinesca abbassata, tutti i “prodotti alimentari”. Questa espressione – secondo l'interpretazione che ha dato Palazzo Zanca – vuol dire che ristoranti, pizzerie, ma anche panifici, pasticcerie e bar possono fare consegne a domicilio secondo gli orari previsti dalle loro licenze. E anche i supermercati, pur rimanendo chiusi, ma solo consegnando alimenti, non detersivi o prodotti per l'igiene. In poche parole, nel week-end, negozi chiusi, tranne farmacie ed edicole, e consegne a domicilio di generi alimentari o cibo già preparato.

Sulla doppia giornata di chiusura dei supermarket, però, il sindaco Cateno De Luca due giorni fa aveva scritto a Musumeci per verificare se vi fossero gli estremi per una variazione della disposizione regionale, che desse la possibilità di aprire al pubblico almeno uno dei due festivi per evitare pericolosi assembramenti già oggi per fare la scorta in vista delle 48 ore di stop. Alla vigilia della Pasqua, la regione, in extremis, decise di allungare sino alle 23 l’orario di chiusura dei supermercati nella giornata di sabato.

Restiamo a cosa cambierà a Messina da domani. Una delle norme che più hanno fatto discutere è quella della cura del verde. È stata introdotta, dall’ultimo DPCM, la possibilità di prendersi cura del proprio orto, del proprio giardino, dello spazio a verde di propria competenza anche se si trova in un altro comune rispetto a quello del domicilio. La disposizione prevede che questa manutenzione sia consentita una volta al giorno e soprattutto solo nei giorni feriali e da parte di un solo membro della famiglia. Quindi c’è il divieto di andare a fare scerbatura o a dare acqua al giardino sia domani che dopodomani, magari trasformando questa passione per il verde in un scampagnata con i figli.

Ieri sera, durante il consueto appuntamento con la conferenza della giunta su Rtp, sono stati chiariti altri passaggi. Per esempio quello su cosa possano vendere, quando sono aperti al pubblico, i panifici. «Solo il pane – ha detto – l’assessore Dafne Musolino- Non possono vendere al dettaglio, prodotti come focaccia, arancini, la pasta o altri alimenti da tavola calda perché quella è ristorazione, attività che resta vietata. Ma, per esempio, domani e domenica, se volessero consegnare a domicilio la focaccia oltre al pane, lo potrebbero fare. Nel fine settimana resta vietato l’asporto, i clienti devono essere serviti a casa».

E poi c’è il tema “hot” della corsetta: «Anche in questo caso abbiamo chiesto una rilettura delle indicazioni al governatore Musumeci – conclude Musolino – perché in molti hanno inteso la possibilità di fare attività motoria, come l’opportunità della corsa all’aria aperta. Si tratta in realtà, come interpretato dal ministero della Salute, di una limitata attività fisica nei pressi di casa, ma parliamo di pochissime centinaia di metri».

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