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Femminicidio a Furci, De Pace non risponde al gip e resta in carcere

Resta in carcere Antonio De Pace, sottoposto a fermo per omicidio volontario, accusato di aver ucciso la fidanzata Lorena Quaranta in una villetta di Furci Siculo, nel Messinese. Il gip di Messina Eugenio Fiorentino ha applicato nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, non convalidando il fermo.

Stamattina il giovane è rimasto in silenzio davanti al gip. Oggi pomeriggio l’autopsia sul corpo della 27enne strangolata. Il sostituto procuratore Roberto Conte nella tarda mattina ha conferito l’incarico al medico legale Daniela Sapienza. Martedì mattina scorso era stato lo stesso De Pace, studente in Odontotecnica e infermiere, a chiamare i carabinieri dicendo cose era accaduto nella villetta di via delle Mimose che divideva con la fidanzata.

Lorena era stata trovata senza vita, uccisa, probabilmente al culmine di una lite, colpita con un coltello e strangolata, lui poi aveva tentato il suicidio. A lungo il giovane era stato sentito dai carabinieri della Compagnia di Taormina che indagano sulla vicenda e dal magistrato - ai quali aveva detto che la ragazza l’aveva contagiato del coronavirus - ma le sue spiegazioni, smentite dagli accertamenti, non hanno convinto gli investigatori. Lorena, originaria di Favara in provincia di Agrigento, frequentava l’ultimo anno della facoltà di Medicina e presto si sarebbe laureata.

Una laurea che, però, verrà lo stesso riconosciuta come annunciato dal rettore dell'Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea. "Con gli amici ed i colleghi della nostra studentessa abbiamo parlato della possibilità di conferire la laurea in medicina a Lorena e mi sono adoperato con gli uffici per istruire il percorso per arrivare all’approvazione della decisione da parte del Senato Accademico nei prossimi giorni", ha affermato e ha aggiunto, però, che vuole "discutere con la famiglia di Lorena modi e tempi, in altri momenti meno convulsi anche se sempre di grande dolore".

«Non risulta del tutto chiaro il movente che ha animato l’azione delittuosa, profilo che necessità di adeguati approfondimenti». Così il gip di Messina Eugenio Fiorentino nell’ordinanza, su richiesta di convalida del fermo, che applica la custodia cautelare in carcere.

Per il gip il movente non è ancora chiaro come scrive nel provvedimento: «Appare sostenibile - nei limiti propri di questa fase del procedimento e salvo gli ulteriori elementi che dovranno essere acquisiti - che la determinazione a compiere il reato sia sorta sulla base di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità di quanto commesso, da potersi considerare -sulla base comune del sentire - del tutto insufficiente a determinare la commissione del delitto, costituendo quindi più che la causa dell’agire del reo, un mero pretesto per dare sfogo al proprio impulso criminale».

In un altro passaggio del provvedimento il gip scrive che il giovane «non solo ha mostrato una particolare efferatezza nella brutale azione posta in essere, ma non ha mostrato alcun segno di resipiscenza nemmeno successivamente tanto da provare a giustificare sostenendo (falsamente come appurato grazie agli accertamenti effettuati) di aver agito in preda all’ansia dovuta alla circostanza di essere risultato positivo al coronavirus».

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