Nonostante la selva di atti prodotti da vari soggetti e a più riprese, dallo Stretto di Messina si passa lo stesso. Non solo adducendo come motivazione le uniche “vie di fuga” concesse, ma anche tirando in ballo il vecchio e caro ricongiungimento familiare, il ritorno a casa. Proprio come avveniva fino a pochi giorni fa. Eppure, il Dpcm dello scorso 22 marzo, alla lettera a) del primo articolo statuiva: «Le parole “è consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza” sono soppresse». Tutto ciò solo sulla carta, come dimostrato dal report stilato domenica sera dall'Amministrazione guidata dal battagliero sindaco Cateno De Luca, che proprio sull'accesso in Sicilia, ora più che mai, non è disposto a fare ulteriori sconti.
La sua soluzione è arcinota. Si chiama banca dati online. Una sorta di patente di viaggio contenente informazioni utilissime su località di partenza e destinazione, soggetto interessato, causale del tragitto, area in cui farà la quarantena. Il progetto è ormai in rampa di lancio. Il Comune ne ha condiviso gli assi portanti con Capitaneria di porto e Autorità di sistema dello Stretto. E li ha trasmessi al Palazzo del Governo. Semaforo verde? Non ancora. Infatti, ieri, il prefetto di Messina Maria Carmela Librizzi ha trasmesso carte e dati tecnici relativi alla banca dati al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Che adesso, si spera a stretto giro, dovrà emettere il suo responso, come l'oracolo di Delfi. Insomma, un banco di prova fondamentale prima dell'attivazione di questo database previsto dall'ordinanza sindacale numero 80.
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