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Omicidio Alfano a Barcellona, si cerca ancora la verità: udienza rinviata

Un paio d'ore. Per cercare di riallacciare i fili spezzati della morte di un giornalista, ammazzato dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto. È durata tanto questa mattina, e poi è stata rinviata al 19 dicembre, l'udienza camerale per l'omicidio di Beppe Alfano, il cronista ucciso l'8 gennaio del 1993 a Barcellona. Davanti al gip Valeria Curatola la Procura, lo ha fatto l'aggiunto Vito Di Giorgio, che ha condotto l'indagine, ha ribadito la richiesta di archiviazione per l'inchiesta ter sull'esecuzione, che vedeva iscritti nel registro degli indagati i barcellonesi Stefano Genovese e Basilio Condipodero, chiamati in causa come esecutori dell'omicidio alcuni mesi addietro dalle nuove dichiarazioni del boss pentito Carmelo D'Amico.

Poi ha preso la parola il legale della famiglia Alfano, l'avvocato Fabio Repici, che per l'ennesima volta si è opposto all'archiviazione del procedimento, a far calare il silenzio su questa storia, ed ha depositato un voluminoso atto d'opposizione, in cui indica una serie di nuovi e clamorosi  accertamenti investigativi che dovrebbero essere espletati alla ricerca della verità, per fare finalmente luce sui depistaggi e le connivenze che hanno caratterizzato la vicenda.

Fatti che anche il procuratore aggiunto Di Giorgio, in parte, ha segnalato nella sua richiesta d'archiviazione.
Il gip Curatola ha disposto intanto l'acquisizione delle trascrizioni integrali delle dichiarazioni dei collaboratori per i quali vi erano agli atti solo i verbali riassuntivi. Poi ha rinviato tutti al 19 dicembre, quando prenderà la parola il difensore dei due indagati, l'avvocato Diego Lanza.

Per l'omicidio Alfano c'è già una sentenza definitiva, quella del primo processo, che vede in carcere con una condanna a trent'anni il boss barcellonese Giuseppe Gullotti come mandante, e una a 21 anni per l'autotrasportatore barcellonese Antonino Merlino, ritenuto l'esecutore materiale del delitto. Gullotti da qualche mese ha depositato una richiesta di revisione del processo, che ora dovrà essere trattata dalla Corte d'appello di Reggio Calabria.

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