La vicenda delle concessioni edilizie nelle aree protette a Messina giunge al vaglio della Seconda sezione penale di Palazzo Piacentini, che ha decretato otto condanne. Il collegio composto dai giudici Mario Samperi (presidente) e Valeria Curatolo e Alessandra Di Fresco ha condannato Francesco Curcio a 4 anni e mezzo di reclusione; la figlia Roberta a 2 anni e 7 mesi; Aurelio Arcoraci a 2 anni; Luca D’Amico a 3 anni e 2 mesi; Luigi Ristagno a 3 anni; Giuseppe Bonaccorso a 2 anni; gli stessi inflitti ad Antonino Scimone; 3 anni e 2 mesi, invece, per Biagio Restuccia.
Assolti Vincenzo Pinizzotto e Placido Accolla. Collegio difensivo composto dagli avvocati Gianluca Gullotta, Carmelo Vinci, Marcello Scurria, Isabella Barone, Nunzio Rosso, Carlo Zappalà, Pinuccio Calabrò, Cinzia Picciolo, Enzo Grosso e Roberto Materia.
Il cuore delle accuse, secondo quanto emerso dalle indagini della polizia, ha visto al centro di tutto l’ex consigliere comunale Francesco Curcio, in quanto membro della commissione comunale per la verifica delle Valutazioni di impatto ambientale, che utilizzava come consulente la figlia Roberta.
Secondo la Procura, che ha coordinato l’inchiesta, avrebbe creato, in sostanza, «corsie preferenziali» per i progetti nei quali avrebbe interessato la congiunta, in qualità di tecnico privato, e pagato con parcelle corrisposte sempre dai privati. E per portare avanti questi progetti si sarebbe avvalso della collaborazione dei tecnici comunali.
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