Semidistrutta dopo oltre un decennio. Anno dopo anno. In peggioramento progressivo, mese dopo mese. E poi, con il popolo dell’estate, il ritmo dei danneggiamenti della pavimentazione di pietra lavica diverrà settimanale, perfino quotidiano. Un’opera di riqualificazione da 1,6 milioni di euro progettata quasi un ventennio fa e che, mai, così ridotta, ha ricevuto il collaudo finale. Uno strazio permanente cui va posto fine.
L’isola pedonale nel centro di Torre Faro a Messina, opera finanziata dall’Ue nei primi anni del 2000, si ripropone anche quest’anno come uno dei simboli più rappresentativi dei fallimenti messinesi della storia recente, sotto il profilo dei programmi di riqualificazione per la qualità della vita e il turismo.
Se ancora è possibile parlare, qui, di turismo, senza cadere nel ridicolo. La scena è nota: solo la meraviglia dello Stretto e il richiamo dei lidi continuano ad alimentare un borgo la cui ricchezza storica, naturalistica, paesaggistica ed etno-antropologica è rimasta volgarmente sfregiata. Uno sfregio al cuore del paese proprio lì dove doveva dispiegarsi la migliore offerta d’accoglienza.
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