I finanzieri del Comando Provinciale di Messina stanno eseguendo un sequestro di beni del valore di oltre 4 milioni di euro nei confronti degli ex vertici della TirrenoAmbiente spa.
Nel mirino delle fiamme gialle sono finiti l’ex presidente del consiglio di amministrazione, l’ex amministratore delegato e un ex membro del consiglio di amministrazione. Ecco i nomi degli indagati: Francesco Cannone, Antonio Crisafulli, Giuseppino Innocenti, Giuseppe Antonioli, Pietro Cesaro, Pietro Gelfi, Carlo Rosario, Noto La Diega e Silvio Gentile.
Il provvedimento, che nasce da un’indagine della Procura di Messina coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, è stato emesso dal gip Simona Finocchiaro e ruota attorno all’emissione e all’uso di fatture per operazioni inesistenti e a ipotesi di peculato.
L’inchiesta prende le mosse da una verifica fiscale eseguita dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Messina nei confronti della società per azioni a partecipazione pubblica con capitale misto TirrenoAmbiente spa, incaricata della gestione della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea.
Al termine degli accertamenti è stato rilevato che, nel periodo 2011-2013, le casse della società sono state svuotate mediante un complesso sistema di false fatturazioni e che parte del denaro illecitamente fuoriuscito è rientrato nelle tasche degli ex vertici dell’azienda attraverso società in cui gli stessi rivestivano importanti cariche sociali.
Più in particolare grazie all’attività di verifica fiscale è stato riscontrato che la TirrenoAmbiente avrebbe fatto ricorso, sistematicamente, all’affidamento diretto di lavori, servizi e forniture rivolgendosi o ad aziende che facevano parte della componente privata della società o ad imprese comunque compiacenti che hanno provveduto ad emettere fatture per operazioni inesistenti per oltre 3 milioni di euro.
Tra le operazioni falsamente documentate sono stati rilevati servizi di supervisione e di controllo della gestione o attività di consulenza che non sono risultati provati da nessun documento che attesti l’effettuazione dell’incarico, ad esempio: corrispondenza informativa, verbali di sopralluoghi, atti di controllo e verifica, rapporti o relazioni tecniche.
Con riferimento poi, ad alcuni servizi di fornitura della discarica è stato accertato l’affidamento diretto da parte della TirrenoAmbiente, in violazione delle norme sull’evidenza pubblica e con l’applicazione di percentuali di ricarico sulla fornitura di materiali e la prestazione di servizi fuori da ogni logica commerciale.
Il sistema sinteticamente descritto ha consentito, da un lato, all'azienda di abbattere i costi di gestione attraverso la contabilizzazione nelle dichiarazioni Iva e, dall’altro, alle società emittenti di accaparrare illecitamente denaro pubblico.
Al termine delle indagini sono state denunciate otto persone tra cui due rappresentanti legali della TirrenoAmbiente per il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti; 6 rappresentanti legali delle società incaricate di svolgere le prestazioni per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistentI.
Le Fiamme Gialle hanno accertato ipotesi di peculato per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro nei confronti contestate a membri del cda e rappresentanti legali delle società che hanno emesso le false fatture.
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