Turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso per l’ottenimento di concessioni, e relativi fondi europei, su terreni ricadenti nell’area del Parco dei Nebrodi. Sarebbe questa la contestazione alla base dell’inchiesta sfociata in queste ore nell’esecuzione da parte della Guardia di Finanza di Enna dell’operazione coordinata dalla Dda di Caltanissetta nell'operazione chiamata Nebros II.
Quindici le misure cautelari eseguite. Tra i soggetti coinvolti ci sarebbero anche alcuni di coloro che furono già iscritti sul registro degli indagati nell’ambito dell’attentato all’ex presidente del Parco Giuseppe Antoci, inchiesta di recente conclusa con l’archiviazione.
Nell’operazione antimafia sulla gestione dei pascoli nella zona dei Nebrodi sono state portate in carcere sette persone: Sebastiano Foti Bellingambi, di San Teodoro, 48 anni, Federica Pruiti, nata a Bronte, 40 anni, Giuseppe Foti Belligambi nato a San Teodoro, 46 anni, Vita Cavallaro, nata a Bronte, 38 anni, Anna Maria Di Marco, nata a San Teodoro, 41 anni, Giovanni Foti Belligambi, nato a Bronte , 24 anni , Angioletta Triscari Giacucco, nata a Cesarò, 41 anni. Arresti domiciliari invece per altri 7 indagati: Salvatore Armeli Iapichino, nato a Tortorici, 52 anni, Sebastiana Bevacqua, nata a Tortorici, 73 anni, Maria Cantali, nata a Catania, 59 anni, Giuseppe Lupica Infirri, nato a Tortorici, 64 anni, Santo Coma, nato a Bronte, 39 anni, Salvatore Lupica Infirri, nato a Sant'Agata di Militello, 38 anni, Silvestra Calderaro, nata a San Teodoro, 73 anni. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Antonio Consoli, nato a Catania, 44 anni.
Agli indagati sono stati contestati a vario titolo il delitto di turbata libertà degli incanti commesso con l’aggravante del metodo mafioso, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza di essi indagati all’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”, ed in particolare della famiglia mafiosa operanti nella zona dei Nebrodi, nonché quello di abuso d’ufficio.
Una vicenda che, secondo i magistrati della Dda nissena, riguarda irregolarità nell’assegnazione di 16 lotti destinati ai pascoli, che venivano dati in affidamento dall’azienda speciale Silvio Pastorale del Comune di Troina. Secondo l’accusa l’affidamento degli appalti, nonostante fosse stata indetta una regolare gara, era praticamente pilotato per favorire gli indagati e in questo sistema era coinvolto anche un funzionario pubblico, Antonio Consoli, 44 anni, catanese, presidente pro tempore della Silvio pastorale per il quale è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Guardia di Finanza. Secondo quanto affermato dai pm nisseni Consoli avrebbe fatto in modo di favorire gli arrestati, ma sarebbe stato anche intimidito.
Ognuno degli assegnatari - secondo l’accusa si tratta di persone vicine alla mafia della zona di Bronte, che mirava al controllo dei pascoli nel parco dei Nebrodi - sapeva già di quale lotto avrebbe usufruito e addirittura i vari interessati, nel proporre l’altro oro offerta, aumentavano l’ammontare della somma di un euro.
Avrebbero incassato in totale 3 milioni di euro di fondi della Comunità europea gli allevatori arrestati. Un aspetto che è stato chiarito dal pm della Dda nissena Pasquale Pacifico durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’inchiesta della magistratura nissena. Sulla regolarità dei contributi ci sarebbero delle ombre e per questo è stato aperto un fascicolo d’indagine dalla Procura di Catania, in quanto la cosca mafiosa a cui sarebbero vicini gli allevatori arrestati è quella di Bronte.
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