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Tra Pirandello e la Nouvelle Vague: a Taormina è il giorno di Sergio Castellitto

La prima internazionale di «Va Savoir +», edizione definitiva, con tante scene inedite, del film del 2001 di Jacques Rivette

Indiscusso maestro della Nouvelle Vague, Jacques Rivette rivive con la versione integrale di una delle sue ultime, significative opere, ispirata a un classico di Luigi Pirandello. Nella giornata di ieri il Taormina Film Festival lo ha ricordato a otto anni dalla scomparsa con la prima internazionale di «Va Savoir. +», l’edizione definitiva, con tante scene inedite, del film che Rivette realizzò nel 2001, uscito in Italia col titolo «Chi lo sa?». Un mix di dramma e commedia che parte dal celebre testo del drammaturgo agrigentino «Come tu mi vuoi», nel film rappresentato in un teatro parigino da Camille e Ugo, attrice e regista, compagni di lavoro e di vita per i quali la trasferta nella capitale francese sarà un vero e proprio viaggio sentimentale e intimo. Ad interpretarli Jeanne Balibar e Sergio Castellitto, che in serata ha introdotto la proiezione del film al Palacongressi, col direttore artistico del festival Marco Müller.

«Pirandello è un pallino della mia vita – ha detto l’attore romano incontrando la stampa – perché è lo snodo cruciale fra teatro ottocentesco e teatro della psicanalisi, quindi un autore di una modernità straordinaria. Jacques ha inteso fare un parallelismo fra il gioco dell’identità perduta di Camille e quello della maschera che muta del grande autore siciliano. Credo volesse mischiare non le lingue parlate, ma del teatro: il teatro alto dello stesso Pirandello e quello altrettanto elevato degli attori che quando escono di scena in realtà non lo fanno, portandosi i turbamenti dei loro personaggi in camerino».

Castellitto ha ricordato il forte legame col regista, considerato suo maestro alla pari di Scola e Ferreri. Un rapporto di stima umana e professionale, soprattutto di grande fiducia e collaborazione: «Jacques fece realizzare a me la regia teatrale delle scene della rappresentazione di Pirandello, esattamente come faceva il mio personaggio. Lui girava scene molto lunghe senza mai chiedere di cambiare un movimento che facevo fare a me stesso e agli altri attori».

Tanti i ricordi che legano l’attore romano a Rivette. Uno in particolare è molto significativo: «Quando gli chiesi se in una scena dovessi scuotere Jeanne mi rispose “Sei tu, io non lo so”. Riconsegnava agli attori una dignità autoriale che raramente ho incontrato nel corso della mia carriera. Da attore rivendico, e forse l’ho imparato con lui, di firmare in basso a destra il quadro della mia interpretazione dentro una gabbia che mi viene consegnata, perché c’è anche la volontà degli attori di subire la volontà del regista. Lui era diverso, ma per poter fare così devi avere un’autorevolezza sterminata; Jacques la possedeva».

Cosa lo rendeva un regista unico fra i maestri di quella filmografia che ha fatto storia? «La grandezza del suo cinema è la leggerezza che sfiora continuamente la tragedia. In questo è stato unico; non è un caso che sia un classico della Nouvelle Vague, generazione di talentuosi registi diventati maestri da giovani».
Ancora nessuna notizia sull’uscita in sala del film. Intanto Castellitto tornerà al cinema a dicembre con «Conclave» di Edward Berger, co-produzione internazionale tratta dall’omonimo romanzo di Robert Harris. Con lui Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow e Isabella Rossellini.

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