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Quando si dice dare il sangue per la maglia. Marco Crimi, messinese doc, e Davide Petrucci, hanno incarnato in pieno lo spirito di lotta che contraddistingue il nuovo Messina del tecnico Simone Banchieri. Lo scatto diffuso attraverso i canali social della società peloritana è l’emblema di quanto la piazza chieda ai propri giocatori, di lottare e non arrendersi mai. Non il sangue, quello vero come fatto dai due centrocampisti, Crimi al naso e Petrucci allo zigomo, tra i migliori in campo al “Vigorito”, ma quello metaforico di dare anima e corpo per la maglia che si indossa.
Testa e gambe: se per Crimi sembra “facile” per questioni di origini e la sua voglia di lottare l’ha dimostrata fin dall’esordio in giallorosso, per Petrucci è una ulteriore prova di carattere e professionalità che non è mai mancata neanche nei momenti più difficili e il suo ritorno in campo dopo un turno di squalifica, nel suo ruolo più naturale, ha avuto gli effetti sperati nonostante l’assenza di Buchel. Non un sostituto, ma un titolare a tutti gli effetti che, come successo nelle precedenti uscite, si è saputo adattare anche in altre zone del centrocampo.
Banchieri imbattuto Dal suo arrivo una vittoria e tre pareggi dal peso specifico non indifferente. Il tecnico ha richiesto e visto fin dal subito l’atteggiamento da Messina in tutte le zone del campo. Una serie positiva continuata al “Vigorito” contro un Benevento in crisi e la società sannita ha deciso, dopo il match, che squadra e staff tecnico si trasferiranno in ritiro a tempo indeterminato a Venticano (Avellino). Misura già adottata prima della gara e prolungata adesso, a testimonianza anche di quanto sia pesante e prezioso il punto conquistato dai biancoscudati contro un avversario partito con il chiaro intento di centrare il salto di categoria.
Messina più coperto Secondo 0-0 consecutivo, ma soprattutto appena due gol subiti nelle ultime quattro uscite. Un dato incoraggiante per una squadra che ha una delle peggiori difese del torneo, ma che ha trovato maggiore equilibrio. Si è passati dalla sensazione e il timore di dover, prima o poi, subire, alla consapevolezza di poter colpire.
È qui il limite attuale: tra retroguardia e centrocampo i giallorossi sono attenti a non scoprirsi troppo, gestiscono il gioco ma, a Benevento come contro il Picerno, non hanno trovato il guizzo giusto «sbagliando qualche passaggio in modo banale», come ammesso dallo stesso tecnico e aspetto sul quale dovrà lavorare per trovare quei gol necessari per la salvezza. Costantino da titolare ha dato maggiore peso all’attacco, ha lottato con generosità e gli ingressi di Luciani (meglio rispetto alle settimane scorse) e De Sena hanno avuto un buon impatto ma non hanno cambiato l’inerzia del match.
Fiducia e consapevolezza Un punto in più, fondamentale per accorciare dalle rivali, e l’ulteriore convinzione che i prossimi scontri con formazioni d’alta quota (lunedì 24 il Trapani, poi Monopoli e Avellino) non sono proibitivi. Servirà, però, essere più cinici.
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