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Messina tra rammarico e consapevolezza dopo il pari di Trapani

Stati d’animo contrastanti dopo la trasferta. Punto d’oro su un campo tosto ma l’impresa sfiorata alimenta il “monte rimpianti”. Discussa sostituzione finale ma la squadra ha un’identità che è lo specchio di Modica

Il rammarico per il successo svanito nel finale, la consapevolezza di un’altra prestazione di livello, per giunta in inferiorità numerica: sono contrastanti pensieri e stati d’animo in casa Messina dopo il pareggio di Trapani. E le opinioni dei tifosi sono divise anche nella “lettura” su dove iniziano e finiscono meriti e responsabilità dell’allenatore Giacomo Modica sul risultato finale. Che poteva essere bottino pieno dal sapore d’impresa e invece è un punticino che muove la classifica, ottenuto su un campo difficile.
Il coraggio. Di non arroccarsi e continuare a giocare con lo stesso piglio anche dopo l’espulsione ingenua di Anzelmo, giunta al 21’. Non cambiando pelle, perseverando nel momento difficile. La squadra ha retto, con personalità, ha reagito, si è compattata, colpendo una traversa e poi trovando il vantaggio. I rimpianti sono giusti, le critiche al tecnico, specie se aspre, sino a un certo punto.
Il cambio della discordia. Su una conduzione magistrale della partita pesa l’errore (l’ultimo di diversi costati punti) di leggerezza in pieno recupero. Udoh lasciato solo in area, libero di colpire, con marcature evidentemente saltate appena pochi istanti dopo un cambio, l’ultimo dei cinque che ha lasciato più di qualche dubbio. Perché effettuato in prossimità di un calcio d’angolo (nella storia del calcio questo è stato sempre sconsigliato) ma anche perché è entrato un esordiente come Adragna, trapanese d’origine e forse scelto per gratificazione, in una fase delicata nella quale probabilmente servivano più centimetri e personalità piuttosto che agilità e freschezza. Una sostituzione alquanto discutibile, dopo i “ritardi” contro la Casertana.
Facce della stessa medaglia. Modica ha sbagliato? Sì. È per questo da condannare? No. Perché alcune scelte talvolta considerate sconnesse, sorprendenti o non coerenti, sono da mettere sullo stesso piano dei motivi per cui, proprio per caratteristiche nella mentalità, questo Messina che sulla carta non è più forte del Trapani, né di tante altre della categoria guardando a budget e organici, se la sta giocando con tutti. Facendo rendere al massimo giocatori esordienti, reduci da retrocessioni o alla ricerca di riscatto. Chi ha scommesso su questi atleti? Chi li ha allenati? Senza Modica questo gruppo che ha sfiorato il colpaccio renderebbero uguale? Se le “colpe” del pari subito sono di Modica, i meriti di essere stati in partita con l’uomo in meno di chi sono? A Modica, sulle linee generali, può essere contestato l’accettare determinate condizioni, in campo e fuori, mettendoci spesso anche la faccia visto che nessun altro della dirigenza (se ne esiste ancora una) lo fa su vicende che possono pure avere influenze sulle partite. Può stare simpatico o meno, può essere considerato “complice” di certe condotte, ma è un dato di fatto che questa squadra abbia un’impronta perché risponde al proprio allenatore. Il progetto funziona perché si riesce a trasformare difficoltà in opportunità. Salvo poi sbagliare ma in alcune condizioni, purtroppo, capita più facilmente. Non un alibi ma un fattore.

Otto punti in nove partite. Potevano essere di più? Sì per quanto visto in campo. Con un altro allenatore sarebbero stati più o meno? Ognuno è libero di farsi un’idea. La classifica dice questo e con questo bisogna fare i conti, ma non può essere messa in discussione l’identità che mostra la squadra nonostante la complessa situazione ambientale della piazza. Identità non auto-creata ma frutto del lavoro.

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