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La crisi del Messina, come in un film già visto

Terzultimo posto, cinque sconfitte di fila, squadra “zemaniana” che non segna più. L’apertura del mercato pare portare dritto all’ennesima inevitabile rivoluzione figlia di scelte strategiche sbagliate

Come un film già visto, come le ultime due annate: il Messina si ritrova dopo pochi mesi dall’avvio del campionato in una situazione preoccupante, in fondo alla classifica, con risultati disastrosi figli di responsabili ben precisi. Le lacune sono evidenti e di fronte ad una discreta partenza che aveva fatto ancora una volta sperare in un campionato con minori sofferenze, la realtà ha riacceso i timori e riaperto interrogativi sulla validità del progetto tecnico così come sugli orizzonti di una gestione societaria tornata in discussione dopo la tregua recente. Così i difensori a oltranza e a prescindere sono scomparsi, i contestatori per partito preso impettiti, mentre in gioco c’è il futuro di una squadra che deve tirarsi fuori dalle sabbie mobili di graduatoria e d’umore.
Come fare? Non è facile, anche per questo la piazza teme che stavolta, rispetto alle ultime due annate, il miracolo possa anche non avvenire, con il rischio di perdere il professionismo. Uguale è la guida che sta a capo del Messina, diverse le facce che lo rappresentano in sala stampa ma molto simili i discorsi che si sono fatti e oggi si fanno. Le dinamiche che “accompagnano” il crollo: scelte d’organico, incastri logistici, lacune legate all’uso degli impianti sportivi (a tal proposito, il fondo del “Franco Scoglio” alle prime piogge sta già divenendo groviera, altro che interventi risolutivi e Amministrazione comunale che ha fatto tutto il necessario!), interventi massicci annunciati sul mercato, silenzi e poi nervosismo verso l’esterno. Si avvicina dicembre, mese che di solito riserva gli orizzonti di disimpegno (magari conditi con voci di trattative fatte circolate ad arte per avere l’ennesimo capro espiatorio bello e servito), poi tramutati in “ultimo” scatto d’orgoglio per non perdere tutto.
Ma da oggi all’arrivo dei rinforzi necessari ci sono almeno quattro partite da giocare (Monterosi, Catania, Potenza e Monopoli) e una reazione tecnica, emotiva e di risultati da trovare per rimanere vivi e ancora in corsa. Le preoccupazioni sono lecite guardando ai numeri: sabato con la Juve Stabia è giunta la quinta sconfitta consecutiva, la sesta nelle ultime sette gare. Una squadra “zemaniana” che non segna da cinque turni, che non attacca e non aggredisce come agli albori del campionato. E poi ci sono gli stati d’animo, gli atteggiamenti di un organico i cui componenti sono stati scelti per avere come caratteristica la “pancia vuota” e che invece appaiono smarriti e senza la necessaria fame per ribaltare le cose. Un piattume spiazzante, non interrotto dalle varianti tattiche proposte. Dov’è finita la grinta, la propositività offensiva, la voglia di sorprendere l’avversario? Pochi sono apparsi coloro sul pezzo: tra questi Plescia e Fumagalli, nelle gestualità in campo e anche nel finale quando hanno reagito all’eccesso di esultanza di qualche calciatore campano. Anche da questo pare inevitabile l’ennesima rivoluzione di metà stagione.
I fischi e la contestazione dei tifosi sono una conseguenza inevitabile. Si può parlare quanto si vuole, promettere e trovare nemici immaginari, poi c’è la classifica che nel calcio, specie in una piazza come Messina, è la cosa più importante.

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