Messina

Sabato 19 Ottobre 2024

Nefrologia, Messina protagonista al 65° congresso nazionale. Il prof. Santoro: "Strategie innovative contro la Malattia Renale Cronica"

 
 
 
 
 
 
 

Messina protagonista del 65° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia (SIN) che si è svolto a Riccione dal 16 al 19 ottobre e ha rappresentato un importante occasione di incontro e confronto sul futuro della nefrologia in Italia. Sotto il coordinamento scientifico del messinese Domenico Santoro, direttore dell'Uoc di Nefrologia e Dialisi del Policlinico di Messina, durante l’evento sono state messe in luce le sfide legate alla Malattia Renale Cronica (MRC), che colpisce circa il 10% della popolazione italiana, e l'importanza di sviluppare nuovi approcci terapeutici e diagnostici per affrontare una patologia in crescente diffusione. Secondo il professor Stefano Bianchi, presidente della SIN, la MRC interessa attualmente circa 5 milioni di persone in Italia, con una previsione di aumento a causa di fattori come l'invecchiamento della popolazione e la diffusione di malattie croniche correlate, quali diabete di tipo II, ipertensione e obesità. Bianchi ha dichiarato: «La MRC è una malattia silente nelle sue fasi iniziali, spesso asintomatica fino agli stadi avanzati, il che rende fondamentale individuare i soggetti a rischio con largo anticipo e ottimizzare i percorsi di cura». A tal proposito, il congresso ha segnato un passo significativo con la creazione di un Percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PPDTA), elaborato in collaborazione con il Ministero della Salute, volto a migliorare la gestione integrata della MRC e a rallentarne la progressione. Tra le innovazioni farmacologiche presentate, il Finerenone, un antagonista dell'aldosterone, ha ottenuto una grande attenzione grazie alla sua recente disponibilità nel Sistema Sanitario Nazionale. Assieme a questo, la semaglutide, già nota per il trattamento del diabete di tipo II, ha mostrato promettenti risultati nel ridurre il rischio di progressione della malattia renale diabetica. A questi si aggiungono gli inibitori degli SGLT2, già considerati una svolta nel trattamento della MRC. «L'introduzione di queste terapie potrebbe avere un impatto determinante nel ridurre il numero di pazienti che progressivamente necessitano di dialisi», ha affermato Bianchi. Un altro tema centrale del congresso è stato lo xenotrapianto, che si prospetta come una risposta futura alla cronica carenza di organi per il trapianto. Il professor Domenico Santoro, responsabile scientifico dell'evento, ha dichiarato che, sebbene lo xenotrapianto sia ancora in fase sperimentale, i primi sviluppi sono incoraggianti e aprono la strada a future possibilità concrete. «Siamo ancora agli inizi, ma è un'area di ricerca che potrebbe rivoluzionare il trapianto renale nei prossimi decenni», ha spiegato Santoro. Particolare attenzione è stata rivolta anche alle alternative alla dialisi convenzionale. La dialisi peritoneale, che comporta vantaggi significativi in termini di qualità della vita e minore impatto sulle funzioni cognitive, ma resta una delle opzioni meno sfruttate in Italia. Attualmente, solo il 10% dei pazienti in dialisi sceglie questo trattamento, ma l’obiettivo della SIN è di raddoppiare questa percentuale nei prossimi anni, grazie anche a nuove evidenze scientifiche che ne confermano i benefici. Non è mancata inoltre l’attenzione alla salute renale delle donne. Le malattie renali in gravidanza, come la preeclampsia, rappresentano un rischio per la madre e il bambino. A tal fine, la SIN ha istituito un gruppo di studio denominato “Rene e Gravidanza”, con l’obiettivo di migliorare la gestione delle gravidanze ad alto rischio e ridurre le complicanze renali nelle donne. Il Congresso SIN, a cui hanno partecipato nefrologi provenienti da diversi paesi europei e degli Stati Uniti, si è confermato fucina di confronto su buone prassi e innovazione, essenziali per delineare il futuro della nefrologia in Italia, puntando sulla tecnologie, nuove strategie terapeutiche e un’attenzione sempre maggiore alla qualità della vita dei pazienti. Il messaggio chiaro emerso è che la prevenzione e l'ottimizzazione della gestione della MRC possono fare la differenza nel fronteggiare quella che rischia di diventare una delle principali cause di morte entro il 2040.

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