Accertare le cause del decesso e, in particolare, se sia stato provocato da asfissia meccanica violenta o da altra causa, in modo da mettere un punto fermo nel processo in corso.
È il compito che ieri mattina la Corte d’assise di Catania, presieduta da Sebastiano Migmemi, ha affidato ai quattro super esperti individuati per porre fine allo scontro tra periti sulle cause della morte di Catena Pagano, conosciuta come Deborah, la 31enne di Letojanni deceduta l’8 luglio 2022 a Giarre dove viveva con il compagno, il 40enne giarrese Leonardo Fresta, oggi sotto processo con l’accusa di omicidio volontario.
Nell’ultima udienza era emersa la diversità di vedute tra i consulenti, in particolare gli esperti nominati dalla difesa dell’imputato e quelli della Procura etnea, con i primi che sostengono come il decesso sia legato ad una intossicazione acuta da cocaina, mentre quelli dell’accusa che ribadiscono come la causa della morte sia stata un’asfissia meccanica da annegamento. La Corte ha quindi ritenuto indispensabile procedere con una nuova perizia e, ieri, ha conferito gli incarichi ai medici legali Lucio Di Mauro, Paolo Procacciani, Marco Magnano (radiologo) e Gaetano Pietro Bulfamante (anatomo-patologo), che hanno prestato giuramento e avranno 90 giorni di tempo per consegnare le loro risultanze, a decorrere dal primo incontro fissato per il 30 settembre con i consulenti nominati dalla Procura, dopo aver esaminato i prelievi istologici, le provette e tutti gli esiti dell’autopsia.
Ieri, in aula, era previsto anche il confronto richiesto dalla parte civile, l’avv. Angela Ruggeri per conto della famiglia Pagano, tra i testi Isidora Tropea (madre della vittima) e Maria Catena Catalano (compagna di un amico di Fresta), ma quest’ultima non si è presentata per motivi di salute e il faccia a faccia è stato rinviato al 15 ottobre.
Leonardo Fresta, assistito dall’avv. Cristofero Alessi, è stato trasferito nel carcere di Parma e ieri ha assistito all’udienza in videocollegamento: a processo deve rispondere dell’omicidio della 31enne, trovata morta due giorni dopo in via Principessa Mafalda a Macchia di Giarre perché “colpendola su varie parti del corpo e procurandole ecchimosi e contusioni sparse, nonché la frattura dello sterno, annegandola all’interno della vasca da bagno fino a determinarne l’asfissia meccanica, primitiva e violenta”, per futili motivi riconducibili “a divergenze relazionali e a non meglio specificate ragioni di gelosia”.
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