Fino a quando la piazza potenzialmente più bella di Messina sarà esclusivamente un terreno privato? Fino a quando piazza del Popolo sarà un luogo anonimo costellato di manutenzioni individuali a quanto pare legittime (per ragioni che cercheremo di chiarire) ma prive di una guida autorevole da parte del Comune e della Soprintendenza, che risponda a un progetto di alto livello da attuare domani ma da rispettare oggi? Quando conteranno qualcosa i valori dell’armonia e del decoro, criteri e stili in tema di manutenzione delle architetture e dei pavimenti, e destinazioni d’uso rispettose della più bella piazza di Messina?
Gli interrogativi nascono spontanei innanzitutto alla luce del degrado in cui versano buona parte dei portici della piazza – tra cui uno è ridotto quasi a latrina – ma anche in considerazione dell’assurda disarmonia tra spazi ed architetture omogenee che non è una novità ma che si è aggravata. Fanno scoraggiare in questa direzione alcune novità degli ultimi tempi, quantunque realizzate con finalità migliorative e a norma di legge su porzioni di proprietà privata. Può farsi l’esempio della pavimentazione a scacchiera bianco-azzurra da tempo installata nel portico di pertinenza delle Suore dello Spirito Santo, tanto migliore degli altri pavimenti degradati quanto del tutto difforme dall’idea di armonia della piazza. Che dire poi della garibaldina “rinfrescata” bianco splendente data a una porzione interna del portico, colonna inclusa, da uno dei commercianti? Certo la nuova superficie si presenta meglio di quella precedente, ma che dire dell’ennesima dissonanza bi-colore in un portico? Senza dimenticare la vicenda del massetto sopra il pavimento del portico!
Ma facciamo una valutazione generale, al di fuori di queste singole situazioni. Esistono una serie di interventi minori (per lo più di manutenzione ordinaria) che in piazza del Popolo come in tutto il centro storico, dal settembre del 2017, possono essere realizzati dai proprietari privati senza più bisogno di richiedere l’autorizzazione preventiva alla sezione storico-architettonica della Soprintendenza. Ciò perché in quella data spartiacque una circolare della stessa Soprintendenza di Messina ha dovuto inquadrare il centro storico nella tutela del Piano paesaggistico approvato dalla Regione, e che prevale sui piani regolatori comunali. Il nuovo inquadramento è stato motivato con riferimento alla rete di straordinarie potenzialità archeologiche presenti nel centro storico messinese. Insomma i portici di piazza del Popolo, che prima erano di competenza dell’unità Beni storico-architettonici, rientrano nelle competenze dell’unità Beni paesaggistici e archeologici. E ciò non sembra un bene...
«Nell’ambito di questa tutela – spiega il soprintendente Orazio Micali – si applica il Dpr 31 del 2017 che prevede un elenco di interventi minori liberalizzati, ovvero non soggetti a nostra autorizzazione, ma che devono, sia chiaro, essere conformi alla disciplina urbanistica comunale. Insomma ci sono le regole ma non tocca al nostro ente vigilare sul loro rispetto e intervenire». E la Soprintendenza che fa? «Facciamo tutto il possibile, dovunque. A piazza del Popolo? Tre anni fa abbiamo richiesto la demolizione dell’ex chiosco di scarpe, che è ancora lì. Ma non me la prendo con questo o quel sindaco, il vero problema è un generale decadimento socio-culturale come si vede in tanti, troppi luoghi della città». Della necessità di recuperare piazza del Popolo, si parla invano da decenni. L’ultima iniziativa l’appello lanciato dall’Ordine degli Architetti nel novembre 2017 con documento al Comune e al Quartiere: la richiesta di un concorso di idee per la riqualificazione della piazza, «come avviene nelle altre città italiane e europee». E il soprintendente che dice? «Potrebbe essere certo una strada migliorativa»....
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