«Quello che si è consumato tra me e il Consiglio comunale non è un semplice scontro politico ma si tratta di due modi antitetici di vedere e vivere la politica». Il sindaco Cateno De Luca affida ad un videomessaggio, registrato sul lungomare di una località “top secret”, la propria versione dei fatti, a distanza di due giorni dalla frattura consumatasi nell’aula di Palazzo Zanca. La questione non è, secondo De Luca, se la reazione sia più o meno sproporzionata all’effettiva vicenda – non c’è stato alcun voto contrario alla delibera sull’Agenzia del risanamento, anzi il Consiglio sembra intenzionato a votarla già nella seduta di martedì prossimo – ma se ci siano o meno le condizioni di stabilire un percorso comune tra l’organo esecutivo e quello di indirizzo e di controllo. E secondo il primo cittadino, tali condizioni non sembrano esserci, dunque sarebbe solo tempo sprecato andare avanti, meglio interrompere subito, portare la città di nuovo a elezioni, confidando nel fatto che possa poi determinarsi una maggioranza consiliare in sintonia con l’Amministrazione. È un cinico calcolo politico, secondo chi accusa De Luca di voler giocare sulla pelle dei messinesi. Per il diretto interessato, invece, è solo un atto d’amore per Messina.
«La politica per me è pensiero e azione – afferma De Luca –, per altri è pensiero, discussione e forse azione. Io non posso accettare la logica di chi fa il consigliere comunale come secondo o terzo lavoro. Io sono il sindaco, mi sono assunto la responsabilità di far tornare Messina alla normalità in tempi brevi. Sul risanamento abbiamo dato tutta la documentazione da giorni. E i tempi? Quelli li dettiamo noi ma evidentemente sono incompatibili con quelli del Consiglio. Ogni minuto che passa c’è un giovane che se ne va via da Messina, c’è un dramma che si consuma, io lo sento sulla mia pelle, ne sento la responsabilità, non posso accettare di essere prigioniero di questi riti e prigioniero anche di richieste che fuori dall’aula vengono ammiccate, lanciate, formulate come se io fossi ancora rappresentante di vecchie logiche spartitorie. Io non ci sto. Non posso essere uno dei tanti sindaci che hanno affossato la città».
E come al solito, De Luca trova anche il “titolo” del proprio messaggio: «Questo è un Catemoto». Il “terremoto” di Cateno. «Qualcuno pensa che io sono come gli altri e si sbaglia di grosso. Non sono attaccato alla poltrona. O ci si adegua o, come giusto che sia, si va di nuovo ad elezioni, perché la città merita un governo e un Consiglio che agiscano con i tempi richiesti dalla drammaticità del momento. Non cambio idea. Continuerò a lavorare fino all’ultimo giorno che potrò ricoprire la carica di sindaco, poi trarrò le conclusioni in modo da dare alla città un governo stabile. Così è se vi pare. E vi assicuro che così sarà».
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