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Modica: "Messina, è finita"

Modica: "Messina, è finita"

«No, il presidente non si è fatto sentire. Non ho sue notizie da mercoledì. E a questo punto una scelta sono costretto a farla». Giacomo Modica dalla sua Mazara del Vallo conferma l’assenza di “segnale” con il patron giallorosso con il quale i rapporti si sono interrotti nella tarda mattinata di mercoledì, quando la conferenza-incontro del “Celeste”, organizzata per annunciare la prosecuzione della sua avventura in giallorosso, si è trasformata nella commedia degli equivoci fino a sfociare in muro contro muro che ha, di fatto, portato all’interruzione del rapporto.

La “deadline” fissata dal tecnico mazarese dista solo poche ore. Ma è come se il gong avesse già emesso il suo segnale. A confermalo lo stesso allenatore: «Per me l’avventura Messina si può ritenere già conclusa. Non avendo avuto alcuna comunicazione, ho chiamato il presidente alle 14.52. Il telefono ha squillato, ma lui non ha risposto. E non mi ha chiamato neanche in un secondo momento. Una mancanza di rispetto nei miei confronti che mi ha spinto a prendere la decisione con 24 ore di anticipo. Una decisione che mi addolora, ma non aveva senso continuare su queste basi».

Da ieri sera, quindi, Modica non è più vincolato al Messina. La condizione di trattenere alcuni “senatori” dell'ultimo Messina – da Bruno a Migliorini passando per Lavrendi e Ragosta –, che il presidente non ha soddisfatto, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso tra la proprietà e l’allenatore. Secondo quest’ultimo anche la mancata organizzazione societaria è stata tra le cause di un “divorzio” che si è metarializzato, giorno dopo giorno, in questa settimana.

«Ho sempre messo il Messina davanti a tutto – dice con amarezza Modica dalla sua Mazara – e anche perso l’occasione di tornare subito in C rifiutando l’importante proposta del Teramo. L’ho fatto perché credevo di poter continuare il mio lavoro in una città che amo e con la quale ho un rapporto speciale iniziato negli anni Ottanta, quando vi ho messo per la prima volta piede da calciatore. Avrei anche aspettato fino a domenica sera (stasera, ndr), ma non è giusto ricevere un simile trattamento da parte del presidente. Perciç dichiaro conclusa la mia avventura a Messina». C’è amarezza nelle sue parole per un’avventura finita anche a causa di una pessima comunicazione con il presidente che mercoledì ha raggiunto l’apice delle incomprensioni: «Sono stato sempre molto chiaro con lui – attacca il tecnico –. Per ricominciare gli ho sempre fatto presente che la mia idea era quella di ripartire da un gruppo collaudato di calciatori che in D potessero fare la differenza. Ma non ho mai invitato il presidente a svenarsi per accontentarmi, semmai dare un segnale forte e chiaro che quest’anno si volevano fare le cose per bene. Perché per vincere è necessario programmare per tempo e muoversi prima degli altri».

Non solo, quindi, un problema per trattenere questo o quel giocatore. Ma anche l’esigenza di poter contare su una struttura societaria degna di Messina: «Se Rosafio va via e lo fa anche Bruno si può provare a trovare nel mercato giocatori dello stesso valore. Ma certe operazioni non si improvvisano e va buttato sul tavolo un progetto tecnico che oggi non c’è. Manca la figura di un direttore sportivo che possa giocare d’anticipo e bloccare già giocatori importanti, manca un direttore generale e tanto altro nella struttura societaria, su quali basi certe avrei dovuto accettare di restare ancora a Messina?». Modica già da oggi è libero di guardarsi attorno. C’è l’ipotesi Cavese con Pavone dg se i campani riusciranno a salire sul treno del ripescaggio, altrimenti nelle prossime ore potrebbe prendere quota l’occasione di allenare un club del Nord in Serie C.

E Sciotto? Ferito nell’orgoglio guarda avanti, pur se la “puntata” di mercoledì gli fa ancora male: «Non mi sarei mai aspettato un simile atteggiamento da parte di Modica – ha detto ancor prima del disimpegno dell’allenatore – . Eravamo d’accordo su tutto salvo poi accorgermi durante la conferenza che non era così. Mi sono sentito tradito, eppure per lui avevo fatto un sacrificio economico ritoccandogli l’ingaggio e portandolo sugli standard che ci sono in C. Mi dispiace, ma sono costretto a guardare avanti non potendo avere la certezza che i giocatori da lui richiesti possano accettare di legarsi a un club di D già nella prima decade di giugno. Vorrà dire che volteremo pagina». Una storia da “c’eravamo tanto amati” finita nel modo peggiore.

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