La Corte d’appello di Messina ha rigettato l’appello della Presidenza del Consiglio condannando lo Stato a pagare anni di ingiustificata inerzia per il mancato recepimento della direttiva comunitaria che sancisce l’obbligo di remunerazione adeguata per i medici specializzandi.
I ricorrenti, a cui sono andati circa 30mila euro, erano difesi dall’avvocato Santi Delia. Il processo riguardava la frequenza delle scuole di specializzazione tra il 1978 e il 1982 e tra il 1983 ed il 1991. Centinaia di medici specializzandi sarebbero stati privati in modo illegittimo dei diritti loro spettanti in base alla direttiva CEE recepita e attuata tardivamente nell’ordinamento italiano.
La Corte d’appello conferma la prima sentenza del Tribunale di Messina dopo la decisione della Cassazione e della Corte di Giustizia sugli ormai ex specializzandi che hanno svolto il periodo di formazione prima del 1982.
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