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Rimosso Antoci, il fronte antimafia è più debole

Nuova intimidazione ad Antoci

Lo “spoils system” non guarda in faccia nessuno e si abbatte come uno tsunami anche sul Parco dei Nebrodi. Da ieri sera, con il provvedimento varato dalla giunta regionale, è finita l’era di Giuseppe Antoci alla presidenza dell’area protetta più grande della Sicilia, per cui è stato nominato un commissario straordinario, nell’ottica di non affidare incarichi in piena bagarre elettorale.

L’esautorazione di Antoci, però non può certo passare inosservata o finire, al pari di altre, nel calderone del sistema di rotazione degli incarichi. Se per alcuni la rimozione di Antoci rientra in una normale logica di mutamento dell’architrave dirigenziale, con tutti i fedelissimi di Crocetta alla porta, non può essere trascurata la storia recente che ha visto, e vede tutt’ora, proprio Antoci, insediatosi a ottobre 2013, in prima linea nella battaglia contro la criminalità organizzata che per decenni ha imperversato nella gestione dei terreni e dei fondi europei per l’agricoltura ed a cui il protocollo che porta proprio il nome dell’ormai ex presidente del Parco, ha inferto una storica batosta. «Quando tutti mi dicevano che non sarebbe successo – commenta amaramente Antoci – io rispondevo che ero quasi sicuro che l’avrebbero fatto. Nei mesi trascorsi dall’insediamento del governo regionale – prosegue Antoci – non ho mai sentito nessuno, se non l’assessore Bernardette Grasso che ringrazio per le sue parole di stima. Viene da chiedermi perché serviva dare questo segnale. Il Presidente della Regione, attraverso la mia rimozione e il commissariamento del Parco mi ha fatto comprendere, in maniera inequivocabile, da quale parte sta».

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