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De Luca denuncia
la Commissione antimafia

De Luca denuncia la Commissione antimafia

Il “sussulto” della Commissione antimafia, a tempo abbondantemente scaduto, con la pubblicazione della lista nera, ha riacceso i riflettori sugli “impresentabili”. Un’etichetta che ha un debole ancoraggio giuridico e un forte significato etico. Solo che la possibilità di candidarsi non è subordinata ai “bollini blu” dispensati dalla commissione, ma dipende dal rispetto di precise normative. Così la pubblicazione delle indiscrezione sui sei “impresentabili” siciliani ha scatenato le reazioni dei diretti interessati, con in testa Cateno De Luca, il deputato regionale messinese al centro di un vortice mediatico e giudiziario. Il suo avvocato, Carlo Taormina, dopo un primo avviso inviato alla Commissione antimafia, adesso alza il tiro: «È difficile comprendere in base a quale disposizione una Commissione Antimafia possa certificare l’impresentabilità di cittadini ad una competizione elettorale, quando sotto nessun profilo emergano coinvolgimenti in fatti di mafia, come nel caso di Cateno De Luca. Va, anzi, aggiunto che non emerge dalla legislazione l’attribuzione di poteri di inclusione tra gli impresentabili nemmeno per i mafiosi per i quali farebbe bene il legislatore a prevedere, tra le misure di prevenzione, il divieto di voto. Fino a quando ciò non si verificherà, anche i coinvolti in fatti di mafia hanno diritto di voto e quindi sono elettorato passivo». Secondo il difensore di De Luca «sono impresentabili tutti coloro che per espressa previsione di legge sono incandidabili e questo dimostra l’abusività racchiusa nella categoria degli impresentabili, inventata dalla commissione antimafia ed impostasi per le condizioni di degrado in cui versa la classe politica, perciò incapace di reagire». 

L’avvocato Taromina ricorda che «l'on. Cateno De Luca, per mio tramite, aveva diffidato la Commissione antimafia dall'includerlo nella lista degli impresentabili, fornendo documentazione delle sue assoluzioni e i proscioglimenti rispetto al processo cui era sottoposto da sei anni, nonché i provvedimenti di totale annullamento delle misure cautelari di arresto e di sequestro dei beni, da parte prima del giudice delle indagini preliminari e poi del Tribunale della Libertà, entrambi a distanza di quattro giorni dal suo arresto eseguito due giorni dopo la sua elezione a deputato regionale».  Un percorso giudiziario che - alla luce dei documenti inviati all’Antimafia - dimostra che «la qualificazione dell'on. De Luca come impresentabile – aggiunge l’avvocato Taormina – è gravemente lesiva della sua reputazione e fonte di responsabilità non solo penali ma anche di tipo risarcitorio, ragione per la quale il deputato si rivolgerà all'autorità giudiziaria per ottenere la punizione dei colpevoli e il ristoro dei danni».

Ma l’offensiva del deputato messinese non finisce qui: «De Luca chiederà alla magistratura anche la verifica dei poteri della commissione antimafia per conoscere se sia investita del potere di affibbiare qualificazioni, come quella dell'impresentabilità ai cittadini che sono regolamentati da una Costituzione fondata sulla presunzione di innocenza e da una normativa che stabilisce tassativamente i presupposti per presentarsi o meno ad una competizione elettorale».

Il parlamentare regionale apre così un nuovo fronte, mettendo in discussione il ruolo di “arbitro” della commissione antimafia nella scelta dei candidati.

Il tema degli “impresentabili” ha dominato la scena nella campagna elettorale in Sicilia, ma la stessa Commissione antimafia ha riconosciuto che senza un quadro normativo più chiaro, si rischia di scivolare in valutazioni giuridicamente arbitrarie.(red.si)

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