Una foto, la prima ad essere stata scattata, la ritrae intenta a sbucciare una cipolla, altre invece sono autoscatti in cui si trucca, riposa, guarda lo schermo di un pc. Attività quotidiane, colori e luce intensa, un’immagine curata e una composizione che cattura, subito, l’attenzione. Una mostra per parlare di sé, per far entrare il mondo in quella piccola stanza dove aveva deciso di chiudersi, per essere se stessa, come pacifica protesta dopo una violenta aggressione da parte di alcuni miliziani di Hamas nel 2013, che le contestavano il mancato uso del velo e il suo essere un’artista. Ma Nidaa Badwan, giovane palestinese che ieri ha presentato alla città la mostra “100 giorni di solitudine” – esposta per la prima volta in Sicilia, allestita all’Orto Botanico Pietro Castelli dell'Università di Messina, orari di apertura: 9-13 e 16 -18, dove sarà visitabile sino a domani – non vi ha dato vita per lanciare un messaggio prettamente politico, pur consapevole dei molteplici problemi che vive il suo paese, la Palestina, da cui è fuggita con un volo in maniera rocambolesca, ma solamente per raccontare la sua storia, condividerla, lanciare un messaggio di pace e libertà. Venticinque immagini, spaccati di vita di tutti i giorni, fortemente evocative, perché testimonianza di isolamento e mancanza di libertà che caratterizzano la quotidianità del suo popolo. Gli scatti sono stati realizzati nella sua stanza di nove metri quadrati e una sola finestra, aspettando la luce e il momento giusto, durante una reclusione volontaria durata 20 mesi, per sfondo le pareti della stanza, una dipinta di acquamarina e un’altra ricoperta da un patchwork di cartoni colorati per le uova. A salutare il numeroso pubblico intervenuto alla presentazione è stata la direttrice dell’Orto Botanico, Rosella Picone. A dialogare con Nidaa, accompagnata e sostenuta dal marito Francesco, invece Donatella Lisciotto per il Laboratorio psicoanalitico “Vicolo Cicala” che ha organizzato l’evento assieme al Comitato imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Messina, rappresentato ieri da Anita Gioviale. «La storia di Nidaa è molto pesante, raccontarla ogni volta significa per lei ripercorrere un dolore – ha detto Donatella Lisciotto – ma Nidaa non è solo la sua storia, bensì un’artista che con i suoi progetti può incidere fortemente nella società che la circonda». «Tutti posseggono una scintilla – racconta Nidaa – da riconoscere e alimentare». A starle vicino durante i mesi di “reclusione” soprattutto il fratello, affetto da autismo, col talento per la pittura, a lui Nidaa s’è ispirata per gli autoscatti, e a lui dedica un messaggio di libertà e speranza. Adesso vive a Montegrimano Terme, vicino San Marino, col marito, e sta pensando di realizzare nuovi progetti per stare vicino alla gente. La mostra messinese segue l’esposizione a Valencia e precede quelle di Berlino e Richmond. La pioggia di ieri mattina ha costretto Evelina Falsetti e Mariella Bellantone che si sono occupate dell’allestimento, a immaginarlo negli spazi al chiuso dell’Orto. Tempo permettendo, oggi e domani invece saranno inserite in «un ambiente naturalistico che ne esaltasse il sentore di primordialità e l’autenticità. In questo senso l’Orto Botanico è lo scenario perfetto».
Caricamento commenti
Commenta la notizia