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Orlandina, dopo la festa comincia il tour de force

Orlandina, dopo la festa comincia il tour de force

Domani contro Pistoia al “PalaFantozzi” per il debutto in campionato e il meritato omaggio agli “eroi” di Coppa; domenica a Bologna per sfidare la Virtus di Ale Gentile; martedì l’emozionante “prima” nella fase a gironi di Champions a Gaziantep, Turchia, quasi al confine con la Siria, 3000 km da Capo d’Orlando; poi un po’ di riposo, un ciclo intenso di allenamenti e domenica 15 alle 20.45 (con diretta tv) la visita della superfavorita Milano; la mattina seguente la partenza per Chalon perché, scherzi del calendario europeo, si comincerà con due trasferte consecutive e gli avversari martedì 17 saranno i sorprendenti campioni di Francia.

Benvenuti al Grand Tour (de force): che non è il viaggio culturale – a partire dal XVII secolo – dei ricchi giovani dell’aristocrazia, ma l’impatto dei biancazzurri con il doppio impegno, sei partite in due settimane compreso il trionfo su Saratov.

Capo d’Orlando entra, così, in una nuova dimensione, affascinante ma anche molto dispendiosa. Adesso non sarà solo il più piccolo centro a giocare in Serie A: il prestigioso primato si è infatti esteso all’Europa, dopo che la squadra ha fatto il suo ingresso, a pieno titolo, nella ristretta cerchia dei 72 club che partecipano alle tre maggiori competizioni continentali.

Grazie a una decina di giorni di duro impegno in palestra, dopo aver trovato la quadratura del cerchio con l’esperienza di Atsur e il supporto di Ikovlev, coach Di Carlo è riuscito a dare un’impronta a un gruppo “made in Europe” giovanissimo e di talento, che ha voglia di lavorare per migliorare e una insaziabile fame di mettersi in evidenza.

A cominciare dal gioiellino Kulboka che coach Trinchieri ha spedito (dal Bamberg) nel posto giusto per farsi le ossa e dimostrare di poter diventare un giocatore di alto livello. Il lituano ha un tiro che spacca e fondamentali che è un piacere vedere. Quando tornerà dopo l’infortunio, Stojanovic sarà il suo perfetto completamento.

In un contesto che dall’inizio del secondo tempo di Saratov ha sfiorato all’unisono la perfezione, spicca il giocatore più forte e atteso dell’Orlandina, Damien Inglis che dopo aver assaggiato l’Nba sogna di tornarci con maggiore autorità. Il francese è un lungo totale, che spreca poco, è sempre lucido, passa la palla con il contagiri e nei suoi movimenti usa il piede perno come si ammirava ai bei tempi di Kim Hughes – uno dei migliori investimenti del mercato biancazzurro – che a 65 anni, con l’entusiasmo di un neofita, è sbarcato in Sicilia proprio per elevare le sue qualità e quelle degli altri virgulti.

Il capolavoro prodotto contro i russi/americani che si sono liquefatti alla prima difficoltà, l’irrefrenabile gioia del popolo biancazzurro e la notte magica per l’ennesimo traguardo con la storia centrato dal club, sono stati fissati con le viti nella bacheca dei ricordi indelebili. Da oggi però si volta pagina: comincia il campionato che è il vero obiettivo della stagione. Anche se il livello generale si è sensibilmente innalzato, ripetersi – lo hanno detto le prime due partite ufficiali – è possibile, perché Di Carlo è diventato un coach che trasforma in oro tutto ciò che tocca (e prima Iannuzzi e adesso Wojciechowski sono i primi esempi che ci vengono in mente).

Ma sbilanciarsi oggi sarebbe un esercizio di inutile superficialità. L’Orlandina in questo avvio ha solo bisogno di crescere e assestarsi e non dev’essere caricata di responsabilità. Una verifica importante sulle ambizioni e la reale consistenza in ottica Final Eight-playoff arriverà dopo il primo ciclo terribile Italia/Europa. Intanto, però, ancora per qualche ora godiamoci la festa.

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