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Il cinquantesimo di sacerdozio festeggiato con il Papa

Il cinquantesimo di sacerdozio festeggiato con il Papa

C’erano anche loro ieri mattina alla messa mattutina delle 7 che il Santo Padre ha celebrato a Casa Santa Marta ed è stato sicuramente il modo più bello di suggellare questi primi cinquant’anni di vocazione sacerdotale. Era l’8 agosto 1967 quando nella Cattedrale di Messina, venivano ordinati presbiteri per imposizione delle mani di mons. Francesco Fasola, uno dei grandi arcivescovi che guidò l’Arcidiocesi nel secolo scorso, mons. Pietro Aliquò, cancelliere arcivescovile e cappellano delle clarisse di Montevergine, mons. Michele Giacoppo, parroco della chiesa S. Maria dei Miracoli in Sperone e direttore dell’Ufficio insegnanti religione cattolica, padre Giovan Battista Impoco, parroco di S. Maria delle Grazie in Gravitelli superiore e delegato del consiglio interconfraternale diocesano, padre Giuseppe Insana, cappellano dell’ex Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona, mons. Giuseppe Principato, parroco della comunità di S. Elena e cappellano della chiesa del Ringo e padre Salvatore Trifirò, parroco della chiesa S. Nicolò all’Arcivescovado e canonico della Cattedrale. Erano visibilmente emozionati ma sereni, anche quando al termine della messa, sono stati ricevuti uno per uno da Papa Francesco, prima di bere un bicchiere d’acqua e fare la foto tutti insieme. «È un dono di grazia per noi – hanno dichiarato – segno tangibile della dimensione relazionale non solo fra noi ma come Chiesa universale». Un momento toccante per i cinque “giova - ni” sacerdoti ai quali il Papa, dopo aver chiesto da quale Diocesi provenissero, ha ricordato l’importanza della comunione sacerdotale e della compassione. «Le portiamo il saluto della nostra amata Messina che tanto si sente e la sente vicina. Esprimiamo gratitudine per il dono del nuovo arcivescovo, avevamo bisogno di un pastore buon samaritano. Chiediamo inoltre la sua preghiera per le nostre comunità e per i seminaristi, vivaio perenne di vocazione». Questo il messaggio collettivo consegnato a Papa Bergoglio dai sacerdoti messinesi. E, prima di congedarsi, padre Impoco, a nome di tutti, ha donato l’icona della Madonna delle Gravidelle, protettrice della vita, «quella vita – ha detto – che noi sacerdoti abbiamo il compito di amare e far amare al popolo santo che ci è stato affidato». Un’esperienza, dunque, che resterà nei cuori di chi l’ha vissuta e che potrà arricchire anche la comunità messinese, per la carica di entusiasmo trasmessa dal Papa ai “preti del ‘67”.

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