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Catania fa la parte del leone, a Messina le briciole

Catania fa la parte del leone, a Messina le briciole

Si chiama “Lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria in Sicilia” il progetto di Rfi presentato nel novembre 2016. Contempla investimenti in varie zone dell’Isola, sbilanciati secondo molti. La parte del leone la farà la provincia di Catania, con il territorio etneo destinato a diventare nodo strategico della rete. Anche Palermo e Agrigento beneficeranno di importanti opere, mentre a Messina, già penalizzata da numerosi tagli negli ultimi anni, toccheranno le briciole. L’unico progetto in cantiere riguarda il “Raddoppio della tratta Giampilieri-Fiumefreddo”, per una lunghezza complessiva di circa 42 chilometri. Prevede anche le nuove fermate di Fiumefreddo e di Sant’Alessio-Santa Teresa, Alcantara, Taormina, Nizza-Alì e Itala-Scaletta. Due le fasi funzionali: il raddoppio della linea Fiumefreddo-Taormina-Letojanni e poi il raddoppio Taormina-Giampilieri. Il progetto preliminare è stato approvato dal Cipe il 27 maggio 2005 con prescrizioni vincolanti. A settembre 2013, ufficializzata dalla Regione Siciliana la chiusura del tavolo tecnico istituto in ottemperanza a quelle direttive del Comitato interministeriale per la programmazione economica, mentre nel luglio 2014 completato l’adeguamento del progetto preliminare alle risultanze del tavolo tecnico e alle normative intervenute soprattutto in materia di sicurezza in galleria. Questi i costi: 2.300 milioni di euro, suddivisi tra gli 846 milioni della fase Fiumefreddo-Taormina-Letojanni e 1.454 della fase Taormina-Giampilieri. Elefantiaci i tempi: l’attivazione della prima fase è al 2026, quella della seconda due anni dopo. A lavori ultimati sarà garantita, in particolar modo, una riduzione dei tempi di percorrenza.

Poco, pochissimo, in confronto a quanto prefigurato per l’area etnea. Basti pensare alla “Sistemazione nodo di Catania”, grazie al quale (con 626 milioni di euro) sarà completato il raddoppio tra Catania Centrale e Catania Acquicella e interrata la Stazione Centrale, al fine di liberare le zone fonte mare attualmente occupate dall’impianto. A ciò si aggiungono l’attivazione del doppio binario sulla tratta fra Ognina e Catania Centrale (92 milioni), la velocizzazione lungo la direttrice Bicocca-Augusta (81 milioni), la realizzazione della fermata all’aeroporto di Fontanarossa (5 milioni), il potenziamento della linea Palermo-Catania.

Il piano delle Fs abbraccia pure il “Raddoppio Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo”, la “Chiusura dell’anello ferroviario di Palermo”, il “Raddoppio Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono”, la “Riqualificazione ed hupgrade tecnologico della linea Palermo-Trapani via Milo”, la “Velocizzazione Siracusa-Ragusa-Gela” e della “Palermo-Agrigento” e il “Miglioramento della mobilità nell’hinterland di Agrigento”.

«È assurdo far venire meno la deroga – presente per anni, fino al 2016 – al divieto di circolazione dei mezzi pesanti fuori dai centri abitati in determinati orari e giorni», sottolineava il deputato regionale Nino Germanà in un’interrogazione al governatore Crocetta e all’assessore per le Infrastrutture e la mobilità. Secondo il parlamentare messinese, il decreto ministeriale del 13 dicembre scorso «non teneva conto delle esigenze particolari che interessano, per via dell’attraversamento dello Stretto, quei mezzi adibiti al trasporto merci e quelli eccezionali di massa superiore alle 7,5 tonnellate che si vedono oggi a dover sottostare a disposizioni che non tengono conto della cronica carenza infrastrutturale che contraddistingue i collegamenti da e per la Sicilia». Richieste poi ascoltate dal Governo nel decreto del 27 aprile 2017 del ministero dei Trasporti. Il provvedimento ha stabilito che «per tenere conto delle difficoltà connesse con le operazioni di traghettamento da e per la Calabria attraverso i porti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni per i veicoli provenienti o diretti in Sicilia, purché muniti di idonea documentazione attestante l’origine e la destinazione del viaggio, l’orario d’inizio del divieto è posticipato di ore due e l’orario di termine del divieto è anticipato di ore due».

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