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Giro, nel regno di Nibali, secondo acuto di Gaviria

Giro, tappa a Gaviria, Jungels resta in rosa

Dalla Sardegna alla Sicilia, da Cagliari a Messina. Nel regno di Vincenzo Nibali, il colombiano Fernando Gaviria ha concesso il bis, aggiudicandosi la seconda volata su tre, dopo quella vinta prepotentemente a Cagliari, nella 3/a tappa. Lo sprinter della Quick-step Floors è letteralmente volato sul rettilineo finale di via Garibaldi, a un passo di un mare che più azzurro non si può, mettendo la propria ruota davanti a quella del giovane Jakub Mareczko, detto 'Kuba'. L'azzurro ha sperato fino all'ultimo di regalare il primo successo del Giro numero 100 all'Italia, ma è rimasto indietro. E' caduto in piedi, ma è rimasto all'asciutto. Il lussemburghese Bob Jungels ha conservato senza stenti la maglia rosa ed è apparso fra i più sorridenti di questa ultima pagina siciliana di un Giro ancora tutto da decifrare.

In una Messina tutta schierata per lui, Nibali, come tutti gli altri uomini di classifica, è rimasto al coperto e si è fatto vedere solo al termine della tappa, salendo sul palco delle interviste e scatenando l'entusiasmo dei propri sostenitori. Uno 'Squalo' sottotraccia, quasi invisibile, ma sempre presente. "Anche ieri e stamattina, alla partenza di Pedara, mi hanno accolto con grandissimo calore - le parole del messinese, eroe dei pedali e delle isole -: a prescindere da quello che sarà il risultato finale, restano questi attestati di stima. Che dire? Non possiamo far altro che aspettare il responso della strada". Lo 'Squalo' è prudente e, come al solito, evita proclami, preferendo aspettare, nell'impossibilità di distinguere tra apparenza e finzione. Nibali sta bene, è in forma, tirato ma, come un eroe pirandelliano, è angosciosamente ambiguo e sconcertante, quasi paradossale. Lo rimarrà almeno fino al Blockhaus, c'è da giurarci. Ieri aveva regalato uno scattino, forse per inseguire un piccolo sogno rosa, e catapultarsi nella 'sua' Messina da leader assoluto, oggi si è goduto una tappa costruita attorno a lui e ai suoi 'Can-Nibali'. 'Nibali orgoglio di Sicilia', 'Come Nibali nessuno mai', 'Nibali contro tutti', striscioni che hanno colorato una tappa che era partita stamattina dalle pendici dell'Etna ed è caratterizzata da una fuga a due ideata da Eugeny Shalunov (Gazprom Rusvelo) e Maciej Paterski (Ccc Sprandi). Un attacco immediato e concluso a 15 chilometri dall'arrivo.

A un certo punto, nell'unico passaggio sotto il traguardo prima dell'arrivo, Luka Pibernik si è involato ed è passato per primo, credendo di avere vinto la tappa: ha alzato le braccia in segno di vittoria, ma è stata solo un'illusione, una falsa vittoria. Il corridore del Bahrain-Merida si è voltato indietro e ha visto che il gruppo lo stava superando. Il suo volto frustrato, gli occhi bassi, la voglia di piangere, sul traguardo, erano l'unica raffigurazione di un'illusione-delusione per una vittoria mai conquistata. Il Giro si appresta adesso a salutare la Sicilia e a varcare lo Stretto, per risalire lo stivale e avvicinarsi alla tappa che farà da spartiacque. Sul Blockhaus, domenica, ci sarà da lottare e da soffrire; il gigante della Maiella costringerà i big a togliersi la maschera e a dichiararsi. Come un Romeo impavido.

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