Da mesi i messinesi, automobilisti e pedoni, sono costretti a fare i conti con questi disservizi causati da una burocrazia che a palazzo zanca non conosce ostacoli. Incroci stradali coi semafori spenti o, nella migliore delle ipotesi con la luce gialla lampeggiante, se ne son visti e se ne continuano a vedere. Ma quanto si verifica da alcuni giorni all'incrocio tra l'arteria principale della città, il viale S. Martino, e la via Santa Cecilia, è da sconsiderati. E ci potrebbero stare aggettivi ben più pesanti per i responsabili del mancato funzionamento dell'impianto in un punto in cui l'incrocio viene attraversato dal tram. Scene di autentico terrore, soprattutto tra i passanti, nel momento dell'attraversamento sulle rotaie del viale. In una arteria prettamente commerciale, sono tantissime le persone che vogliono dirigersi da una parte all'altra. Qui non è solo un caso di precedenza che deve attivarsi in assenza di impianto semaforico. Può andar bene per incroci attraversati solo da auto che, percorrendolo a basse velocità, riescono ad arrestarsi immediatamente. Per un tram, non è così. E ne sanno qualcosa gli autisti dei city way che da molte ore sono costretti ad attraversare questo incrocio con un'apprensione che non è inferiore a quella di pedoni e automobilisti. La pesante vettura, pur procedendo a passo d'uomo, necessita di un tempo e di uno spazio maggiore per arrestarsi. Lo sanno anche i muli, ma non evidentemente chi è chiamato a risolvere questo disservizio. Di operai manutentori negli ultimi giorni se ne son visti in giro per la città, ma di anomalie se ne registrano ancora tantissime. Si è miracolosamente acceso un semaforo mai funzionante prima d'ora, tra la prefettura e la villa Mazzini. A chi proviene dalla via S. Giovanni di Malta segnala il rosso e contemporaneamente la freccia gialla lampeggiante per la svolta a destra. Si creano quindi inutili e incomprensibili incolonnamenti. Va da se, poi, che non vi è un solo incrocio dove almeno una luce non funzioni. L'immobilismo di mesi ha provocato dei danni che, evidentemente, neanche con l'avvio dei lavori di manutenzione si riescono a riparare con un colpo di spugna.
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