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La Procura insiste:
un fascicolo da archiviare

La Procura insiste: un fascicolo da archiviare

La Procura insiste: archiviazione. Il gip si è preso ovviamente 24 ore per decidere. Accorinti attende seduto sulla riva del fiume giudiziario il destino dei suoi. I 17 consiglieri comunali “cattivi” che devono già affrontare il processo, forse sperano. E i 21 consiglieri comunali “cattivi bis” ancora in bilico e di cui si discute, forse tremano.

Ma la verità si conoscerà oggi, forse già stamane, quando il gip Salvatore Mastroeni deciderà con un’ordinanza se archiviare o meno il secondo filone d’indagine della Digos sulla “Gettonopoli” di Palazzo Zanca, ovvero le presenze nelle varie commissioni consiliari, inchiesta sul denaro pubblico che nel febbraio dello scorso anno investì come un tornado Palazzo Zanca e la politica cittadina. Con la contestazione di reati come truffa aggravata, falso ideologico e abuso d’ufficio.

È anche dall’esito di questa seconda tranche che dipende la sorte della mozione di sfiducia al sindaco, di cui si dovrà discutere molto presto in consiglio comunale.

È andata avanti per un paio d’ore l’udienza camerale di ieri mattina sulla posizione dei 21 che si sono ritrovati di nuovo coinvolti nell’inchiesta dopo il rigetto dell’archiviazione proposta dalla Procura, deciso dal gip Militello.

Il magistrato non ha condiviso i criteri adottati dai colleghi sul discrimine tecnico (i famosi 3 minuti di presenza, per citarne uno), per esercitare l’azione penale da un lato (in 17 sono già a processo) e per non considerare il comportamento penalmente rilevante (i 21 per i quali è stata chiesta l’archiviazione).

Adesso la palla è passata ad un altro gip, Mastroeni, che è anche il coordinatore dell’ufficio, e che ieri mattina ha ascoltato con la solita pazienza tutti al piano seminterrato di Palazzo Piacentini. Poi, erano quasi le 13, si è ritirato riservandosi la decisione, che farà conoscere con molta probabilità oggi.

A rappresentare l’accusa ieri c’era il procuratore facente funzione Vincenzo Barbaro, quindi il capo dell’ufficio e oltretutto uno dei magistrati che hanno condotto l’intera inchiesta, il quale con la sua presenza accanto al sostituto Piero Vinci ha voluto evidentemente ribadire la posizione già in precedenza assunta. Il suo è stato un intervento molto lungo, complesso e circostanziato, per spiegare in termini definitivi che l’accusa, in questo secondo troncone d’inchiesta, vede un solo sbocco: l’archiviazione. Richiesta che è stata ancorata anche all’esame di una mole di allegati dell’inchiesta, e all’analisi minuziosa di parecchie tipologie di verbali, redatti dai funzionari delle varie commissioni consiliari. Un concetto su tutti esplicato dal magistrato: «L’offensività del comportamento nei casi esaminati oggi è irrilevante o poco significativa».

In sostanza, ha detto tra l’altro il procuratore Barbaro, si tratta per esempio dell’indebito percepimento di uno o due gettoni, in altri casi di nessuno, e un gettone al lordo nell’arco di tre mesi significa un danno di circa 15 euro al mese. C’è poi il fatidico numero delle 39 sedute come soglia per il percepimento - ha detto tra l’altro il magistrato -, e in alcuni casi si parla di consiglieri che ne hanno effettuate in un mese anche 50, quindi quel paio “in dubbio” per l’esiguità del tempo di presenza in commissione sono ampiamente compensate dall’effettività del calcolo globale delle presenze, numerose, a Palazzo Zanca.

Dopo la reiterazione della richiesta d’archiviazione del procuratore Barbaro si sono aperti gli interventi difensivi, che sono stati parecchi, anche suffragati dalla presentazione di memorie difensive molto corpose depositate sull’attività svolta dai consiglieri comunali (ieri erano presenti in aula soltanto una decina di quelli coinvolti, che sono più volte entrati e usciti dall’aula d’udienza).

L’unico che ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee è stato il consigliere Pippo Trischitta, che ha ribadito tra l’altro come secondo la sua valutazione la “fedeltà” delle situazione viene espressa in questa vicenda dalle telecamere che la Digos piazzò nel corso dell’indagine nella stanza dove si tenevano le sedute, e non da quelle che monitoravano la porta d’ingresso. E proprio per la posizione di Trischitta, l’unica trattata con una differenziazione rispetto alle richieste d’archiviazione, il procuratore Barbaro ha rimesso al gup Mastroeni l’eventuale valutazione della necessità di un supplemento d’indagine. Oggi sapremo.

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