C'è fretta di chiudere i conti. Un'esigenza dettata da più motivi ed ogni giorno che passa sembrano diventare sempre di più.
L'ultimo appello a esaminare prima possibile la vicenda di MessinaServizi arriva dal segretario generale Antonio Le Donne e fa riferimento all'ultima legge Madia. Se la MessinAmbiente fosse considerata dal tribunale come una società in house, cioè in tutto e per tutto parte integrante di Palazzo Zanca, e dovesse sopravvenire il fallimento, a quel punto il Comune non potrebbe realizzare una nuova società che gestisca rifiuti per i successivi 5 anni. A questo motivazione si aggiungono quelle già dibattute sulla stringente necessita di arrivare ad un voto, vista l'udienza del tribunale fallimentare fissata per l'8 febbraio e la sopraggiunta mozione di sfiducia che, oltre che distrarre politicamente, mette un altro paletto temporale alla decisione.
Una seduta serena senza sussulti quella di oggi. Erano bastati quelli della settimana scorsa quando 100 lavoratori di messinambiente spuntarono in aula per chiedere di accelerare l'iter. E soprattutto erano bastate le tensioni del giorno successivo quando, in una riunione a porte chiuse in consiglio, volarono parole grosse e la rottura con i sindacati apparve clamorosa.
Oggi solo alcuni segretari delle sigle hanno seguito i lavori, senza i lavoratori ma con i vigili urbani comunque a presidiare l'aula.
E cosa altro è emerso? Che il capitale sociale di 300.000 euro in tre anni - ha spiegato Federico Basile, neo presidente del collegio dei revisori dei conti – poteva anche essere più cospicuo ma che è facile immaginare delle modifiche in corso d'opera”. L'assessore Eller, sostiene che sia necessario far partire messinaservizi, per usicre dall'impasse creata dallo stato di liquidazione di due societa come messinambiete e Ato. “Guardiamo cosa accade nei primi tre anni della società e poi si rivaluti” ha detto l'assesore toscano.
E poi la delicata vicenda del possibile fallimento di messinambiente sulla cui testa pende un pignoramento da 30 milioni di euro. “Non vogliamo che fallisca- ha detto l'assessore Ialacqua - c'è un gruppo di lavoro con degli avvocati che sta lavorando in tal senso. Ma per ora non possiamo aggiungere di più”. E anche questo eventuale tentativo di salvataggio di Messinambiente- con un concordato - dovrà poi passare dal Consiglio comunale. Altra carne su un fuoco, che però si potrebbe spegnere, con la mozione di sfiducia, nelle prossime tre settimane. E infine c'è da registrare l'intervento del consigliere carlo Abbate. “Ma se si sta per andare a votare la sfiducia, come fa questo consiglio ad emanare atti, per giunta così importanti, prima di aver chiarito a se stesso per primo se deve andare avanti o deve lasciare la parola alle urne?”:
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