Umiliata per il colore dei capelli e costretta per questo a scendere dall’autobus. È l’incredibile fatto accaduto nei giorni scorsi a una ragazza messinese di sedici anni. L’episodio è stato raccontato dalla stessa ragazza in un gruppo facebook “popolato” da quasi diecimila utenti. Uscita con un’amica per passare un pomeriggio in centro, Angela (è un nome di fantasia), si è poi recata da sola, verso le 19.30, al terminal Cavallotti per prendere l’autobus numero 53, diretto al quartiere Giostra.
Appena salita, sono partite le prime risate, occhiatacce, sino a vere e proprie frasi di scherno lanciatele contro. “Fata turchina!” le hanno urlato alcuni passeggeri, apostrofandola anche in modo volgare. Lunghi e interminabili minuti di aggressione verbale. In totale, stando al suo racconto, erano una trentina gli avventori del bus, e di questi un nutrito gruppo (fra cui anche alcune signore) si è reso protagonista di questi insulti, nella totale indifferenza degli altri passeggeri.
«Cosa avevo che non andava? - si chiede adesso la ragazza -, mi guardavano come se fossi qualcosa di disgustoso, ripugnante, sbagliato, qualcosa che era impossibile da guardare. Ma qual era il mio difetto? Avere i capelli blu?».
Colma di amarezza, senza aspettare che l’autista salisse sul mezzo, la ragazza ha quindi deciso di scendere dal bus per verificare a che ora partisse la corsa successiva, salvo poi decidere (visto l’orario a lei non favorevole) di chiamare la madre tra le lacrime. «Agli addetti dell’Atm ho detto che mi avevano insultata senza motivo, non ho chiesto direttamente un aiuto ma speravo in un consiglio o una parola di conforto. E invece nulla. Ora ditemi voi se è normale una cosa simile - continua la sedicenne - una ragazza non può prendere il bus perché dei ragazzi se ne impadroniscono. Se avessi avuto i capelli marroni, neri, biondi o rossi non faceva differenza: avrebbero trovato un’altra scusa per insultarmi. A loro bastava semplicemente il fatto che non facessi parte di quel branco di lupi». Centinaia i commenti di solidarietà contro questo atto di inciviltà e ignoranza.
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