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Dirigenti medici demansionati, nuovo esposto in Procura

Dirigenti medici demansionati, nuovo esposto in Procura

Un nuovo esposto in Procura. Per segnalare altri fatti. E contestare ancora il demansionamento che avrebbero subito al Policlinico, per una vicenda che va avanti da mesi e coinvolge alcuni dirigenti medici della struttura sanitaria, i quali si ritengono ingiustamente “retrocessi” dalla posizione lavorativa apicale ricoperta per un determinato periodo, con un atto adottato dall’ormai ex direttore generale del Policlinico Marco Restuccia.

L’esposto, che è stato depositato ieri in Procura e inviato anche presso molti altri enti, tra cui il ministero della Giustizia e l’Autorità nazionale anticorruzione, è stato presentato da uno dei dirigenti coinvolti, il dott. Paolo Todaro.

E fa seguito a un precedente e più corposo documento depositato in Procura nel maggio di quest’anno (ne riferiamo in un altro articolo).

Adesso, dopo aver tirato le fila dei vari ricorsi presentati davanti al giudice del lavoro, che hanno dato sia torto sia ragione ai medici, («A seguito di detto demansionamento, erano stati proposti ricorsi cautelari innanzi al Tribunale di Messina-Sez. lavoro, conclusisi alcuni con ordinanze di accoglimento ed altre con ordinanze di rigetto, benché il petitum fosse esattamente identico»), e soprattutto dopo essere entrato in possesso di atti giudiziari relativi a vicende di segno opposto, cioé con dipendenti non provvisti di laurea che sono - per dirla in termini semplici - “saliti di grado”, secondo il professionista è necessario rifare il punto della situazione.

Secondo il dott. Todaro ci sono quindi dei fatti nuovi che l’autorità giudiziaria deve conoscere per avere un quadro ancora più dettagliato della vicenda.

«Le dimissioni del Dr. Restuccia - scrive tra l’altro Todaro nell’esposto -, inducono a pensare che vi sia stata una sorta di concerto ai piani alti del Policlinico Universitario di Messina - e non solo - al fine di far fuori alcuni scomodi professionisti che, per tantissimi anni, hanno gratificato l’azienda con il loro puntuale, professionale e sacrificato impegno ed accompagnato migliaia di pazienti nei percorsi sanitari, per poi essere allontanati e relegati alla mansione di tecnici, con tutte le gravi conseguenze economiche e di immagine che agli stessi sono derivate».

Ma «cosa ancora più inaccettabile è non solo che sia stata applicato il demansionamento solo ad alcuni e non a tutti i beneficiari della delibera di equiparazione ma, ancor di più, che l’organo giudicante abbia supportato le decisioni con motivazioni, sulle quali ci si permette di dissentire, che sino a poco tempo addietro non erano ritenute di pregio giuridico».

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