Dal settembre 2010 al 2011, in piena emergenza rifiuti nel napoletano, furono trasferiti illecitamente 15.000 tonnellate di spazzatura dalla Campania alla Sicilia. Il traffico fu scoperto dalla Guardia di Finanza di Barcellona che avviò le indagini per risalire ai responsabili ed un fascicolo fu aperto dalla Procura di Messina.
L'inchiesta ora ha prodotto i primi risultati. Il sostituto procuratore della DDA, Fabrizio Monaco ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per due rappresentanti legali di società di gestione e di trasporto che operano nel settore dello smaltimento rifiuti solidi urbani di due comuni del napoletano, Tufino e Giugliano, Umberto Vecchione e Vincenzo D'Angelo e Francesco Cannone amministratore pro tempore della Tirrenoambiente, la società che gestiva la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. L’operazione, denominata “Rifiuti lontani”, ha permesso di accertare che l’ingente materiale trasportato, non derivante da raccolta differenziata, non poteva essere trasferito nella discarica di Mazzarrà perché, come dimostrato dalle analisi effettuate dall' A.r.p.a. di Messina, era stato sottoposto soltanto ad operazioni di triturazione e vagliatura meccanica, ma non alla procedura finalizzata ad assicurare la stabilità biologica dei rifiuti per il successivo stoccaggio a lungo termine. Le Fiamme Gialle hanno anche stabilito che ben 600 autocompattatori furono utilizzati all'epoca per trasportare illegalmente nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea i rifiuti provenienti dagli stabilimenti campani che raccoglievano i rifiuti prodotti dagli abitanti di Napoli e provincia. In un caso è stato rilevato che in un solo giorno erano state conferite quasi novecento tonnellate di rifiuti con l'impiego di trentadue automezzi. Secondo quanto emerso dalle indagini Cannone, Vecchione e D'Angelo per poterli trasportare avevano occultato la reale natura dei rifiuti, attribuendo un diverso “codice”, per il quale la normativa prevede regole di trasporto differenti. Reati ambientali gravi che prevedono la reclusione sino a sei anni per gli indagati che adesso potranno chiedere di essere ascoltati dai magistrati della DDA prima di giungere all'udienza preliminare già fissata per il 4 ottobre prossimo.
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