Quarantacinque mesi in stato vegetativo, poi all’improvviso i primi segnali. Graduali inizialmente, quindi una notte R. G., palermitana di 68 anni, ricoverata presso il Centro Irccs Neurolesi Bonino Pulejo si è svegliata e ha chiamato per nome l’infermiera di turno nella notte. Era arrivata a Messina dall'ospedale Civico di Palermo dopo un intervento disperato al cervello per la rottura di un aneurisma
La signora è ricoverata all’Istituto di ricerca messinese in regime di stretta privacy, visto che i familiari non hanno concesso nessuna autorizzazione per la diffusione né di immagini né dichiarazioni.
Resta quello che viene definitivo un «un caso eccezionale». «Non raro – spiega il direttore scientifico dell’Irccs Placido Bramanti – perché con i reparti di accoglienza-permanenza istituiti da una legge del 2006 il risveglio è un evento programmato e si è ridotta la mortalità. Questi casi non ci sorprendono più di tanto».
L’Irccs è stata la prima realtà pubblica in Italia a dotarsi delle strutture per l’accoglienza e permanenza ma un evento del genere non è classificato come normalità. «Non può essere normale – continua – perché non tutti si risvegliano. C’è una piccola percentuale di persone che può svegliarsi, ma tutto dipende dalla sede del danno, dal tipo di cure prestate, dalle complicazioni subite. Il recupero non è totale, esiste ancora una percentuale di danno, ma intanto c’è almeno il contatto con l’ambiente esterno».
La storia del risveglio della signora palermitana non è l’unica. Nelle moderne sale riabilitative del Neurolesi Bonino Pulejo c’è la signora Maria Isgrò, 61 anni, messinese, rimasta in stato vegetativo per due anni dopo una emorragia cerebrale. «Mi sento una miracolata, perché non sono morta – dice la signora Maria –. La mia vita è ricominciata da capo, sono rinata». Accanto a lei il marito e la figlia la coccolano. «Sono felice perché c’è mio marito e mia figlia, guardate che bella…e ci siete anche voi che mi intervistate». Piccole cose, che rendono felici. Ma la signora Maria ricorda tutto, anche del periodo in cui era in stato vegetativo.
«Ricordo che mi sono sentita male, avevo un forte mal di testa e non ho capito più nulla. Quando mi sono svegliata ho chiesto di mio marito e di mia figlia. Sentivo tutto ma non potevo parlare, non capisco perché».
«Una volta – continua il professor Bramanti – queste persone non avevano a disposizione un trattamento riabilitativo giornaliero, non c’era una terapia continua ma veniva lasciati su letto di ospedale. La legge del 2006 ha dato dignità alle persone in stato vegetativo».
«In passato – ricorda – ci hanno riferito che erano attente quando facevamo il giro, parlavamo, persino ricordavano le battute tra colleghi. Alcuni hanno anche fatto considerazioni sul proprio futuro a casa. Questo ci deve fare pensare molto, riflettere attentamente, quando si parla di “staccare la spina” o, parlando scientificamente, di interrompere la nutrizione». Di casi simili, all’Irccs Neurolesi, ce ne sono altri undici. Alcuni con storie davvero strazianti. Ma l’attenzione, sostiene il direttore scientifico del Centro, adesso deve essere spostata «nel settore dell’età evolutiva perché tanti bambini vanno in coma». Gli investimenti in tecnologia all’Irccs Neurolesi sono continui, dalla robotica al Caren, che verrà inaugurato a ottobre.
Caricamento commenti
Commenta la notizia