Una folla immensa, soprattutto composta da giovani, ha dato l’ultimo saluto allo sfortunato gommista di Santa Teresa di Riva, Giovanni Crisafulli, ucciso martedì mattina scorsa dallo scoppio di uno pneumatico che stava riparando nella sua officina di via Francesco Crispi. Trenta anni, una vita spezzata proprio quando – dicono amici e conoscenti – si era responsabilizzato, faceva progetti per il futuro.
Ieri pomeriggio, un caldo pomeriggio di agosto, nella chiesa di Santa Maria di Porto Salvo nel quartiere dove abitava con i genitori e aveva la sua officina, si son recati in tanti, al punto che non è stato possibile contenerli nel sacro tempio, tanto da doversi accalcare sul sagrato e nella piazzetta, sotto un sole implacabile, cercando un po’ d’ombra dov’era possibile. In chiesa i sindaci di tre Comuni: Casalvecchio (Marco Saetti), dove il ragazzo era nato e dove ora riposerà per sempre, Santa Teresa di Riva (Cateno De Luca) dove era cresciuto e stava per costruirsi il suo futuro, e Savoca (Nino Bartolotta), dove aveva giocato per molti anni nella locale squadra di calcio Akron. Ma c’era gente venuta da tutti i comuni della Valle d’Agrò e del comprensorio che dentro e fuori dalla chiesa ha ascoltato tra le lacrime anche l’omelia di padre Agostino Giacalone, parroco di Santa Maria di Porto Salvo, ma anche arciprete di Sant’Onofrio a Casalvecchio. Il sacerdote ha avuto parole di grande affetto per questo ragazzo che era sempre disponibile, rispettoso, gioviale. “Una perla è stata strappata dalla sua conchiglia privandone tutta la comunità” ha tra l’altro detto il prete. Omelia punteggiata da lunghi applausi, così come gli altri interventi che hanno toccato aspetti della vita di Giovanni e raccontato aneddoti. Un rito funebre interrotto da lunghi applausi.
Poi sul sagrato, dove gli amici avevano esposto un grande striscione con una foto recente scattata l’anno scorso in occasione del matrimonio del suo amico fraterno Danilo Lo Giudice, attuale vice sindaco di S. Teresa, all’uscita del feretro portato a spalla dagli amici più cari, tanti palloncini bianchi e azzurri sono volanti in cielo, tanti cuori, persino un grosso pallone da calcio. Poi l’inno della sua Inter, la squadra per la quale tifava senza se e senza ma. Quindi il corteo si è diretto verso la sua officina che dalla chiesa dista qualche centinaio di metri. Anche qui una lunga sosta, tra lo strazio dei genitori e degli amici. Tante lacrime, tanti singhiozzi, poi la bara di Giovanni è stata girata verso la strada provinciale che porta a Casalvecchio, dove erano ad attenderlo altri amici, altre autorità e la banda musicale che lo ha accompagnato fino al locale cimitero. Da lassù dov’è adesso, Giovanni starà ancora ringraziando tutti, con il solito sorriso da bravo ragazzo, tutti, uno per uno. Tutti i commercianti del quartiere Porto Salvo durante il rito funebre hanno chiuso i negozi, mentre sono state sospese le manifestazioni ludiche.
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