Una “chiamata” improvvisa per annunciare che il barato è ad un passo: la Città metropolitana appena nata è pronta a dichiarare il dissesto finanziario. Il commissario straordinario, Filippo Romano, che attualmente risponde alla funzioni del Consiglio in attesa delle prossime elezioni, ha convocato venerdì informalmente e improvvisamente le Rsu ribadendo la precarietà degli equilibri finanziari, che non permetterebbero di chiudere i bilanci. Soluzioni alternative non sembrerebbero essercene, tuttavia l’ultima parola spetterà al sindaco metropolitano Renato Accorinti, che potrebbe e dovrebbe convocare l’assemblea dei sindaci per capire se questa possa essere la strada giusta, al netto dei pareri tecnici.
L’Fp Cgil di Messina manifesta tutta la propria preoccupazione: «Si parte con il piede sbagliato – dichiarano il segretario generale Clara Crocè, Segretario e il segretario provinciale Autonomie locali, Francesco Fucile –, il futuro della Città metropolitana non può essere legato ad un mero equilibrio dei conti, anche se questo fosse un rimedio immediato per sanarli. I governi nazionale e regionale devono rispondere in maniera tempestiva al disastro che loro stessi hanno posto in essere senza che ciò determini la distruzione dei servizi sul territorio. Apprezziamo quanto fatto dall’attuale governo metropolitano ma riteniamo che solo riportando la questione all’interno della più ampia vertenza regionale che interessa tutti i liberi consorzi possa essere superata la crisi». Una strategia comune per permettere di rivendicare le risorse necessarie per tentare in extremis di salvare il futuro della Città metropolitana e far rimanere la dichiarazione di dissesto il rimedio residuale. Il sindacato invita Renato Accorinti a fissare un incontro urgente e per affrontare le conseguenze negative per l’intero territorio che deriverebbero dal default e per dare comunque garanzie ai dipendenti che temono esuberi: «Dai dati in nostro possesso il personale di ruolo in servizio presso la Città metropolitana di Messina è al di sotto dei parametri fissati dal decreto del 24 luglio 2014, e che il personale contrattista a tempo determinato è già a quasi totale carico della Regione Sicilia in analogia a quello dei Comuni dissestati ai sensi dell’art.2 della legge regionale13/2016 e delle precedenti disposizioni di legge in materia».
Dunque ad un anno e mezzo dalla passerella dei deputati che chiedevano con forza l’addio alle ex province, dispensando ottimismo, oggi la realtà sembra completamente ribaltata, anche se a dire il vero le criticità erano palesi da tempo. Anche per il Csa il dissesto è uno scenario da scongiurare per le pesanti ricadute che potrebbe avere. «Questa situazione – scrivono Santino Paladino e Piero Fotia della segreteria provinciale –, è esclusivamente da imputare ad una classe politica locale che ha consentito al governo nazionale di perpetrare una sottrazione di risorse nel 2016 pari a circa 25 milioni di euro escludendo le Città metropolitane dai contributi per la manutenzione di strade e scuole e per il personale, previsti invece per il resto d’Italia. Inoltre il governo regionale ha considerato la Legge 15 carta straccia, non finanziando le funzioni assegnate, con l’assessore Baccei che si è indirizzato verso l’applicazione della stessa verso un processo di mobilità selvaggia del personale».
Per il Csa studenti, disabili, automobilisti «avranno la capacità di riconoscere responsabilità e meriti in questa vicenda, simbolo di improvvisazione e pressapochismo».
Caricamento commenti
Commenta la notizia