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Leonardo Termini citato
a giudizio per truffa

Leonardo Termini citato a giudizio per truffa

L’attuale presidente dell’Amam Leonardo Termini, di professione commercialista, è stato citato a giudizio, assieme al direttore generale della Banca di credito cooperativo “Antonello da Messina” Fabrizio Vigorita e al commercialista Giuseppe Damiani. L’accusa mossa dal pm Diego Capece Minutolo è di truffa ai danni dell’amministratore pro tempore della società Sofime.
La storia affonda le radici nell’autunno del 2011 e riguarda l’acquisto di una società finanziaria sotto fallimento. Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero messo in atto una serie di artifici e raggiri per poter rilevare la Sofime. All’amministratore delegato Termini, Vigorita e Damiani avrebbero promesso una serie di vantaggi, tra cui l’assunzione con la qualifica di direttore commerciale in una società controllata e provvigioni dell’1 per cento su tutte le pratiche aperte e anche sui nuovi prodotti finanziari distribuiti dalla Banca Antonello da Messina, l’Istituto di credito verso il quale la parte offesa risultava essere debitoria. La Bcc, dunque, avrebbe svolto un ruolo centrale in quest’operazione, guidata dal direttore Vigorita, con il coinvolgimento successivo di Leonardo Termini, diventato a quel punto l’acquirente della società. Il presunto truffato sarebbe stato costretto non solo ad accollarsi i debiti pregressi e a vendere la società ma anche a dare in garanzia per un debito di oltre 250 mila euro il proprio patrimonio immobiliare.
Termini si dice assolutamente sereno e convinto di poter far valere le proprie ragioni rispetto alle accuse mossegli nel decreto di citazione del pubblico ministero. «Io su questa vicenda non sono mai stato sentito, dimostrerà la mia innocenza». Ma la vicenda non può non avere ripercussioni politiche e Termini lo sa bene, anche se il presidente dell’Amam dichiara: «Perché dovrei dimettermi?». Lascerebbe l’incarico soltanto se lo chiedesse il sindaco. E Renato Accorinti in tarda serata ha presieduto una riunione, riservandosi di decidere sull’ennesimo “caso” di questa travagliata stagione politico-amministrativa.

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