Fioccano ancora i casi di brucellosi a Messina, quelli ufficialmente comunicati al settore Igiene pubblica dell’Asp dai medici di famiglia o dagli ospedali. A metà marzo i referti attestanti l’epidemia (per partite “infette” di ricotta o formaggi freschi consumati tra dicembre e gennaio) erano 50, e già allora si poteva parlare della maggior diffusione dell’infezione in città negli ultimi trent’anni. Ma oggi si va ben oltre le stime dettate dai tempi medi d’incubazione, ovvero 30-40 giorni dal momento dell’ingestione dell’alimento infetto.
Dalla giornata di ieri, in cui si sono registrati gli ultimi 4 casi, i contagi certi risultano 76, e un’altra decina di diagnosi vengono date per certe: i relativi ammalati sarebbero, per ora, “curati in famiglia”. È ormai probabile che il bilancio finale sarà di un centinaio di contagiati. Continuano ad iniziare le lunghe terapie antibiotiche persone d’ogni età, dai 7 agli 87 anni. Pazienti accomunati dall’area in cui gli alimenti furono consumati o acquistati: la zona sud collinare ma anche costiera compresa tra Tremestieri e Giampilieri.
Si è riproposta ieri ancora una volta, in 3 dei 4 referti, l’indicazione – come causa dichiarata probabile del contagio – delle degustazioni tenutesi a Tipoldo tra il 27 dicembre ed il 5 gennaio 2016 in occasione degli eventi paralleli alla rappresentazione del Presepe vivente. I nuovi riferimenti a quell’occasione riguardano due uomini di 37 e 30 anni ed un anziano ottantasettenne. Per due di loro i primi sintomi tipici dell’infezione si sono manifestati l’1 marzo laddove per l’altro risalgono al 28 marzo, tre mesi dopo dopo il consumo indicato all’origine della malattia.
Ma ancora più sorprendente è la data di comparsa dei sintomi per il quarto dei nuovi refertati: un uomo di 47 anni che nulla ha avuto a che spartire con la degustazione di Tipoldo, e che ha cominciato a sentirsi male l’1 aprile scorso. Casi come questo non sono certo pochi tra i 76 contagiati e dimostrano come i focolai infettivi nelle vallate e sulla costa della zona sud, siano stati svariati.
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